Donald Trump vuole avviare colloqui diretti con il leader nordcoreano Kim Jong-un. Lo rivela la Reuters, secondo cui il nuovo presidente americano starebbe valutando l’opportunità di riallacciare rapporti già intercorsi durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. Un incontro, spiega Massimo Introvigne, sociologo fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, probabilmente pensato per guadagnare l’attenzione della stampa internazionale, anche se questa volta, visti i trascorsi tra i due capi di Stato, l’effetto sorpresa non sarebbe uguale alla prima. Al dittatore della Nord Corea il tycoon, ora tornato alla guida degli USA, potrebbe dare i soldi necessari almeno ad alleviare la profonda crisi del Paese, che ha ridotto alla fame molti cittadini, ottenendo in cambio un atteggiamento più morbido nei confronti della Sud Corea, oggetto di continue provocazioni e minacce di usare armi nucleari.
Quale potrebbe essere l’obiettivo di Trump se avviasse colloqui con il dittatore della Corea del Nord?
Il primo incontro fra Trump e Kim fu un grosso colpo pubblicitario. E il neoeletto presidente americano ama andare sulle prime pagine dei giornali, dimostrando di essere capace di fare cose nuove e imprevedibili, tipiche di un personaggio fuori dagli schemi. In realtà è una minestra riscaldata, che, fatta la seconda volta, farà sicuramente meno scalpore. È più questione di immagine, insomma, che di sostanza. Per quanto riguarda i frutti di quella politica, siamo di fronte a due interpretazioni.
Quali?
L’effetto di quegli incontri fu effimero, perché ci fu un atteggiamento più morbido dell’amministrazione nordcoreana che durò pochi mesi, dopodiché tornò agli esperimenti nucleari e alle provocazioni alla Sud Corea, fino alle ultime attività più gravi: la fornitura, vietata dalle Nazioni Unite, di armamenti alla Russia e addirittura l’invio di soldati in un conflitto fra terzi. L’interpretazione di Trump è che tutto questo sia successo perché è arrivato Biden, mentre se fossero continuati i suoi rapporti personali con Kim le cose sarebbero andate diversamente. L’interpretazione dei democratici è che lo stesso Trump si sarebbe fatto prendere per il naso: aveva avuto le sue photo-opportunity e gli annunci dello storico incontro, senza che i nordcoreani avessero intenzione di cambiare registro o di modificare i rapporti con Russia e Cina.
Adesso a cosa potrebbe portare questo incontro?
Quello che Trump cerca per prima cosa è la pubblicazione della sua foto sui giornali mondiali, per sottolineare che i nordcoreani non volevano incontrare Biden, mentre con lui le cose vanno diversamente. A Kim canterà la stessa cantilena: che gli americani sono in grado di fornire aiuti economici che altri non possono dare, purché sugli aiuti alla Russia, i rapporti con la Cina, le provocazioni nei confronti della Corea del Sud e il nucleare si diano una calmata. Se i nordcoreani vogliano solo far vedere di non essere paria per le nazioni occidentali, perché il presidente degli USA li riceve, o se sono disposti a cedere qualcosa, lo vedremo.
Cosa potrebbe ottenere Pyongyang?
La Nord Corea ha bisogno di soldi, quelli che i cinesi le vogliono dare e i russi non possono perché non ne hanno abbastanza. Se avverrà, saremo tornati alla casella della prima presidenza Trump, dove però tutto questo alla fine non avvenne.
Ma Trump è preoccupato degli stretti rapporti di Kim con Putin e Xi Jinping?
È sicuramente più preoccupato Biden, che è più antirusso di lui. Né l’attuale presidente, né quello che si insedierà tra poco, né l’Europa amano la politica della Nord Corea sui rapporti con la Russia e la Cina, sul nucleare e sulle provocazioni a Seul: queste ultime sono molto fastidiose, perché vengono inviati droni a lanciare volantini a 400 chilometri dal confine. Sono episodi che ai sudcoreani danno molta noia e creano rischi di escalation. Tutti comunque sono contrari, tranne Putin e Xi, alle iniziative del leader di Pyongyang. Il problema è se un nuovo incontro serva a moderare i nordcoreani o se in qualche modo li legittimi senza cambiare nulla al di là della foto di rito.
Se Trump tenesse fede alla sua fama di uomo pragmatico, che discorso farà a Kim?
Dirà: “Guardate l’ultima contabile della Cina: dimostra che ha seri problemi economici”. E poi continuerà facendo notare che la Russia deve spendere i soldi per la guerra e non è in grado di risolvere i problemi sistemici di un Paese come la Nord Corea, in cui si fa la fame. Quindi concluderà: “Io ho i soldi, se li volete dovete darmi qualcosa in cambio”. Kim potrebbe allentare i rapporti con russi e cinesi, ma avrebbe delle ripercussioni con Mosca e Pechino. Trump in questo momento si accontenterebbe di un rallentamento del programma nucleare e delle provocazioni a Seul. Sono i dossier più facili su cui intervenire, perché riguardano decisioni che Kim prende da solo.
Com’è la situazione interna della Nord Corea?
Il problema del cittadino nordcoreano è mangiare, non fare una vacanza o comprarsi il televisore come per i cinesi. Tutti gli aiuti sono benvenuti e servono a Kim per allentare la pressione che sale dal basso. Tutta la famiglia Kim, padre, nonno e nipote, ha sempre dovuto far fronte a carestie e problemi di fame, risolvendoli con la repressione militare. Non per niente hanno uno dei più grandi eserciti del mondo.
Risolvono tutto con la forza?
Sì, anche se poi i soldati stessi mangiano male. Lo sappiamo da quelli che riescono a scappare nella Corea del Sud. Quando li portano in ospedale trovano una serie di problemi dovuti alla malnutrizione. E i soldati sono quelli che mangiano meglio. Figurarsi gli altri.
(Paolo Rossetti)
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