Gli Stati Uniti ufficialmente smentiscono. Però sembra invece confermato che la nave anfibia d’assalto USS Wasp e i marine della 24th Expeditionary unit, in grado di compiere operazioni speciali, si siano già spostati nel Mediterraneo (ItaMilRadar posiziona attualmente la nave al largo di Ceuta). Mentre due USN Grumman C-2A (di base sulla USS Eisenhower) hanno volato dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh a Souda Bay AB, a Creta: un riposizionamento dei due aerei (basati sulla portaerei nucleare USS Eisenhower) in una base nel Mediterraneo che indicherebbe che la supernave da guerra statunitense stia lasciando il Mar Rosso per tornare nel Mediterraneo.



Gli analisti americani non hanno dubbi: il Pentagono si starebbe mobilitando per essere pronto a evacuare gli americani dal Libano e a difesa deterrente, preventiva, di Cipro, recentemente accusato dagli Hezbollah di essere una piattaforma di lancio per i raid israeliani. Anche molti altri Paesi (ad esempio Olanda e Germania) hanno invitato i propri connazionali ad abbandonare in fretta la terra dei cedri, dove ormai si dà per certo l’imminente avvio di un’operazione su vasta scala delle IDF israeliane. Operazione che il Pentagono ha cercato di approfondire nella recente missione del ministro israeliano alla Difesa, Yoav Gallant, negli Usa, dalla quale però sono trapelate solo alcune sue dichiarazioni non esattamente pacifiche (“con la guerra il Libano potrebbe tornare all’età della pietra”). Nessun altro dettaglio è stato fornito al Pentagono, anche perché Israele non si fida più molto dell’amministrazione Biden, sospettata di collegamenti continui con i Paesi arabi del quadrante mediorientale.



Nel frattempo, dopo i frequenti raid di Tel Aviv contro Hezbollah nel sud del Libano, di fatto s’è creata una vera zona morta, una no man’s land profonda cinque chilometri lungo tutto il confine, una cintura di protezione che però non sta frenando i continui attacchi degli Hezbollah: oltre ai missili, piovono droni, spediti a sciami interi (alcuni analisti sostengono che si potrebbe arrivare ad ondate di 3mila bombe volanti al giorno), in grado di sfuggire anche ai sofisticati sistemi di difesa aerea israeliani (l’Iron Dome). Le armi alle truppe filoiraniane in Libano non mancano certo, fornite regolarmente da anni dall’Iran anche con ponti aerei con Beirut, più volte denunciati. Iran che in caso di attacco israeliano al Libano si dice pronto ad iniziare una “guerra di annientamento” contro il “regime sionista”, mentre gli Usa avvisano che in quel caso ci si dovrà confrontare anche con la sua potenza militare.



Tira un’aria pessima, insomma, su tutto il Medio Oriente e il rispettivo quadrante del Mediterraneo, mentre a Gaza si continua a combattere e il Mar Rosso resta in balia degli attacchi Houthi; e l’Iran, il grande burattinaio di tutte le schiere del fanatismo religioso sparse nell’area, si trova anche a fare i conti con la fortissima astensione alle urne e l’ascesa di un candidato riformista. Tutti fattori che potrebbero spingere le guide teo-militar-politiche a prove di forza in grado di compattare l’opinione pubblica con l’obiettivo della difesa della rivoluzione.

Si intuisce quindi particolarmente difficile, se non peggio, la missione di un emissario del Qatar, Abu Fahd Jassem Al Thani, della famiglia regnante a Doha, arrivato a Beirut per lavorare a una mediazione tra le due parti che riduca “i rischi di escalation sul fronte meridionale libanese e su quello del nord di Israele”.

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