Una manovra da 30 miliardi di euro, 20 dei quali da utilizzare per confermare provvedimenti già in atto. Quindi, con 10 miliardi di manovra “aggiuntiva”, non cambierebbe niente. La sfida del Governo Meloni dovrebbe essere quella di intaccare i 150 miliardi di sprechi nella spesa pubblica e i 100 miliardi di evasione fiscale. Se le risorse arrivassero da lì, si riuscirebbe a realizzare interventi significativi senza aumentare deficit e debito.



Mario Baldassari, ex viceministro dell’Economia e presidente del Centro Studi Economia Reale di Roma e dell’Istao di Ancona, disegna così il quadro della manovra di bilancio che il governo si appresta a elaborare, suggerendo scelte coraggiose che vadano a intaccare interessi che non corrispondono a quelli dei cittadini e dello Stato. Anche gli adempimenti che chiede l’Europa, Patto di stabilità e piano quinquennale per lo sviluppo da presentare a settembre, in realtà non spostano più di tanto il problema.



Si preannuncia una manovra da 25-30 miliardi. Quale sarà l’impatto sui bisogni del Paese?

Se la manovra sarà di 25-30 miliardi e 15-20 miliardi servono per la conferma dei provvedimenti in corso quest’anno, l’impulso della manovra sarà di 10-15 miliardi. Basta confrontare questa cifra con i 1.200 miliardi di spesa pubblica, i 1.100 miliardi di entrate e i 2.000 miliardi di PIL: quindi con 10-15 miliardi spostiamo qualcosa? Ci sono provvedimenti che possono essere positivi per chi ne usufruisce, ma vista la situazione dell’economia non cambierebbe niente. Sarebbe come pretendere di far viaggiare un Tir con il motore di una Panda.



In questa situazione, l’Europa ci mette in difficoltà? Il Patto di stabilità e la richiesta di ridurre il debito di 10 miliardi ogni anno quanto ci condizionano?

Su questo l’Europa non c’entra niente: ci dà le linee guida per il deficit e il debito. Ma, senza fare deficit e debito, dobbiamo fare una manovra forte all’interno della spesa pubblica e delle entrate che abbiamo. Politicamente significa toccare intrecci, corporazioni, interessi, lobby e quant’altro. Un’operazione complicata.

Anche il piano quinquennale che dovremo presentare alla UE, entro il quale si deve muovere la manovra, riduce la possibilità di azione del governo?

Condiziona, ma in termini di saldi, non di livelli. L’Europa non ci dice quanto spendere e quanto incassare dalle tasse, ci dice solo che la differenza deve essere entro certi limiti. Il piano quinquennale, poi, andrà riferito a uno scenario macroeconomico, dando riferimenti su crescita, inflazione, occupazione. Se non esistessero il Patto di stabilità e il piano quinquennale, però, troveremmo le risorse facendo più deficit e più debito? Bisogna invertire la tendenza.

Come si deve procedere allora?

Dentro i 1.200 miliardi di spesa totale ci sono almeno 150 miliardi di spesa sprecata e malversata, ai quali si aggiungono i 100 miliardi di evasione fiscale. Lo spazio per trovare le risorse è questo. Non è una cosa che si può fare con la bacchetta magica, ma si potrebbe cercare di recuperare 30 miliardi per la spesa e 10 per l’evasione. Così la manovra sarebbe senza un euro in più di deficit. È uscita la notizia che si farà una spending review relativa ai ministeri e questo permetterà di risparmiare un miliardo. Ma non sposta niente, ci stiamo prendendo in giro. Se poi si mette in cantiere l’allungamento dell’età pensionabile spostando di 6 mesi il pagamento delle pensioni e si dice che questo fa risparmiare un altro miliardo, stiamo ancora a prenderci in giro.

La riduzione del cuneo fiscale e la conferma dell’accorpamento degli scaglioni Irpef sono comunque provvedimenti da confermare?

Sono atti dovuti. Se non si confermano, non c’è un impulso all’economia, ma una frenata: sono già in vigore.

Andare a toccare i 150 miliardi di spesa comunque non sarebbe un’operazione semplice.

Questi soldi alimentano anche attività criminali. Basti pensare a fondi perduti che spesso sono stati acquisiti da aziende della mafia. L’Italia negli ultimi due anni ha fatto manovre per 250 miliardi di euro, 180 per il superbonus 110% e 70 di sussidi a famiglie e imprese per pagare le bollette, che sono diventati extraprofitti per le compagnie energetiche. Se sommiamo i 150 miliardi di spese da evitare e i 100 miliardi di evasione siamo nello stesso perimetro. Certo, le manovre fatte hanno comportato la distribuzione di soldi a pioggia e hanno avuto il consenso di tutti, perché tutti incassavano; per quelle da realizzare, invece, è difficile avere il consenso, perché qualcuno deve pagare o non incassare più sussidi, agevolazioni fiscali e prebende varie.

(Paolo Rossetti)

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