Continuano a susseguirsi le ipotesi e le indiscrezioni sui contenuti della prossima Legge di bilancio, anche per quel che riguarda la sua entità. Si va da 17 miliardi per prorogare le misure in scadenza a fine anno come il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino ai 35.000 euro annui e la riduzione delle aliquote Irpef fino a 28.000 euro, ai 25-30 miliardi per finanziare altre misure tra cui l’estensione dei tagli Irpef fino a 50-60.000 euro, l’ampliamento della flat tax al 15% per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato (dagli attuali 85.000), e la riduzione dell’Ires. Augusto Patrignani, presidente di Confcommercio della provincia di Forlì-Cesena, non ha però dubbi su cosa dovrebbe esserci nella manovra: “Stiamo ancora parlando di ipotesi, ma credo che il Governo, che finora si è mosso molto bene, dovrebbe seguire la via maestra della riduzione delle tasse, soprattutto sulle imprese”.
Perché la riduzione delle tasse dovrebbe riguardare soprattutto le imprese?
Il cospicuo extragettito fiscale nei primi sei mesi dell’anno mostra che il taglio del cuneo fiscale ha giustamente aumentato le buste paga per i lavoratori con redditi medio-bassi e che molto probabilmente queste risorse sono state rimesse in circolo, pertanto le imprese hanno potuto produrre di più, ma hanno pagato più tasse. In questa fase hanno però anche bisogno di effettuare investimenti e per questo sarebbe meglio utilizzassero le risorse proprie, grazie anche alla diminuzione delle imposte e non solo tramite l’aumento del fatturato e i miglioramenti strutturali che possono certamente realizzare. Inoltre, una diminuzione delle tasse per le imprese aiuterebbe anche le finanze pubbliche.
In che modo?
Le imprese possono contribuire a contenere un debito pubblico che viaggia verso i 3.000 miliardi di euro. Se, infatti, funzionano bene, pagano più tasse e questo aiuta le entrate pubbliche. Se invece vanno male, c’è il rischio che peggiorino anche i conti dello Stato, perché non viene generato abbastanza reddito da distribuire e che si trasforma anche in gettito fiscale.
Abbassare le tasse non aprirebbe un buco nei conti pubblici?
No. Se diminuiscono le tasse, ci sono più spazi per gli investimenti che sono utili per la crescita del Paese e la conseguenza finale è quella di un aumento delle entrate. Oggi, purtroppo, in Italia la pressione fiscale resta elevata. Esiste anche l’evasione ed è ovviamente è giusto contrastarla cercando, per quanto possibile, di azzerarla.
Per ridurre le tasse non si può far ricorso al deficit, occorre trovare le coperture.
Per quel che riguarda le coperture, credo che il Governo dovrebbe cercare di continuare ad aggredire gli sprechi nella macchina pubblica, rendendola anche più efficiente grazie all’Intelligenza artificiale, e attuare quella spending review di cui si parla da molto tempo.
Potrebbero essere toccate anche alcune tax expenditures che vanno a beneficio delle imprese…
Va sicuramente fatta una valutazione complessiva sulle tax expenditures, anche perché può esservi persino chi ne beneficia pur non avendone diritto. L’importante è che un’operazione di razionalizzazione venga fatta nell’ambito di una più ampia riforma fiscale, in modo che il risultato finale sia comunque una diminuzione del carico fiscale.
Si ipotizza un taglio dell’Ires, magari condizionato all’effettuazione di nuovi investimenti o alla creazione di nuova occupazione de parte dell’impresa. Cosa ne pensa?
Un taglio dell’Ires sarebbe molto positivo e posso essere d’accordo con queste condizioni: se si lasciano più soldi all’impresa perché abbia la possibilità di fare più investimenti o assumere più persone credo sia una misura apprezzabile.
Cosa pensa del possibile aumento della soglia di fatturato per quanto riguarda la flat tax per le partite Iva?
Sarebbe una buona mossa, perché a trarne beneficio sarebbe il ceto medio.
Oltre a una riduzione delle tasse cosa sarebbe bene ci fosse nella manovra?
Penso bisognerebbe fare in modo portare di avanti una riforma fiscale complessiva, che sarebbe importantissima, soprattutto per fare in modo che ci sia un sistema più trasparente, più comprensibile e che consenta di sapere con più certezza rispetto alla situazione attuale quanto si dovrà pagare.
(Lorenzo Torrisi)
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