Il Governo si accinge ad approvare la Nota di aggiornamento al Def, aggiornando con il quadro programmatico quella varata dal precedente Esecutivo, mettendo così le basi per la Legge di bilancio. Il tutto in un quadro economico più favorevole del previsto, dato che con il risultato del terzo trimestre la crescita acquisita per il 2022 è salita al 3,9%.
«Sono convinto – ci dice Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano – che stiamo vivendo con un terrore parossistico questo 2022, nel corso del quale l’Italia sta dimostrando capacità di tenuta frutto anche dell’eredità positiva di riforme passate che hanno aumentato la competitività delle sistema produttivo come Industria 4.0. Il buon operato del Governo Draghi è talmente rilevante che se anche il Pil del quarto trimestre dovesse essere negativo dello 0,5%, l’anno si chiuderebbe con un rialzo del 3,7%, un dato che sicuramente ci farebbe svettare rispetto ad altri Paesi del G7».
Sarebbe sicuramente meglio evitare un ultimo trimestre negativo. Ci si può riuscire?
Intanto, com’è stato ricordato da Nomisma Energia, avremo un aumento delle bollette del gas piuttosto limitato. Questo può aiutare la tenuta dei consumi che nel terzo trimestre non sono evidentemente crollati.
L’inflazione è però arrivata in doppia cifra a ottobre…
Non avremo per forza di cose rialzi anno su anno così robusti nei prossimi mesi, visto che vi sono già stati in quelli passati: c’è stato un aumento importante rispetto al 2021 e questo rimarrà, come una sorta di scalino. Sicuramente questo ridurrà in parte il potere d’acquisto degli italiani, ma ci sono alcune situazioni da non trascurare: per fare solo un esempio, i lavoratori autonomi con figli, che non avevano diritto alle detrazioni, ma ora possono richiedere l’assegno unico. Per oltre 2 milioni di famiglie significherà poter neutralizzare l’effetto dell’inflazione.
Si avvicina l’approvazione della Legge di bilancio. Cosa dovrà fare secondo lei il Governo per sostenere l’economia?
Non c’è possibilità di varare interventi di politica economica talmente rilevanti da poter modificare il quadro generale. Dobbiamo sperare che l’eredità acquisita continui a fluire in maniera positiva e a sostenere lo scenario del nostro prodotto loro. Io sono abbastanza fiducioso perché vedo che gli elementi di resistenza crescono: l’export extra-Ue di settembre è stato significativo, la produzione industriale non è crollata, come pure la fiducia delle imprese. Il Governo dovrebbe quindi, in un contesto che resta sfidante, anche se meno terrificante di quanto forse ci si poteva immaginare qualche mese fa, intervenire in maniera selettiva per salvaguardare famiglie e imprese dagli incrementi dei costi energetici, concentrandosi sui ceti più in difficoltà o sui settori che potrebbero avere dei contraccolpi pesanti anche in termini di continuità del processo produttivo. L’esecutivo potrebbe anche introdurre un nuovo criterio per l’erogazione di questi sostegni.
Quale?
Potrebbe collegarli a incentivi per il risparmio energetico. Occorre, infatti, evitare, come segnalato da alcuni esperti, che i sostegni finiscano paradossalmente per stimolare consumi che invece devono essere contenuti.
Non bisognerebbe, dunque, pensare a forti stanziamenti per finanziare misure contro il caro-bollette come hanno fatto altri Paesi.
Occorre evitare di sfasciare i conti e mi sembra che la Premier voglia assolutamente non incorrere nelle stessa sorte toccate a Liz Truss, “infilzata” da una crisi finanziaria scaturita a seguito di sprovvedute iniziative del suo Governo. Con le poche disponibilità finanziarie che ci sono, stanti i vincoli di bilancio e l’obiettivo di non creare tensioni sui mercati finanziari, servono provvedimenti ben calibrati per le situazioni più difficili, anche in accordo con le rappresentanze industriali. È poi importante che oltre a interventi sul breve, ve ne siano anche sul medio termine.
Di che tipo?
Occorre attuare il Pnrr così da trasmettere anche il messaggio che non si intendono sprecare risorse preziose per investimenti che possono contribuire al Pil e compiere scelte chiare sulle infrastrutture energetiche: dai rigassificatori che devono essere implementati senza ritardi ai nuovi gasdotti che possono in prospettiva garantirci forniture più affidabili come l’EastMed-Poseidon che ci collegherebbe con i giacimenti posti nelle acque territoriali di Israele.
Un’ultima domanda, cosa dovrà chiedere Giorgia Meloni nell’incontro che avrà tra poco con i vertici delle istituzioni europee?
Dovrà a mio avviso spingere affinché le cose che sono state in qualche modo preannunciate nel Consiglio europeo di fine di ottobre diventino realtà in occasione del prossimo vertice dei ministri dell’Energia Ue in programma il 24 novembre. È un bene che si voglia consentire di usare i fondi di coesione 2014-20 ancora inutilizzati per finanziare misure contro il caro-bollette, ma credo che l’unica soluzione seria sul tappeto sia quella di andare nella direzione di un fondo sul modello dello Sure destinato a fronteggiare le conseguenze della crisi energetica.
(Lorenzo Torrisi)
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