Una delle variabili chiave che influisce sulla spesa dei consumatori e, di conseguenza, sui prezzi al consumo, è rappresentata dai salari. Negli Stati Uniti, le buste paga percepite dai lavoratori nel settore privato continuano a rimanere a livelli elevati, mettendo a rischio l’obbiettivo della Federal Reserve di riportare l’inflazione al target del 2%.
Dopo aver raggiunto un picco massimo del 5,9% a marzo 2022, la crescita annuale delle retribuzioni ha iniziato a rallentare, attestandosi al 3,9% a giugno 2024. Sebbene questo decremento possa far pensare a un ritorno dell’inflazione salariale a livelli “normali”, è importante ricordare che prima della pandemia, a febbraio 2019, la crescita annuale degli stipendi medi orari nel settore privato statunitense era del 3%.
Grafico 1 – Crescita annuale salari orari medi Usa
Mensilmente, i salari nominali nel settore privato sono cresciuti dello 0,3% da maggio a giugno, passando da una media di 34,90 all’ora a 35 dollari, mentre settimanalmente da 1.197,07 a 1.200,50 dollari.
Oltre alla crescita nominale, è però fondamentale monitorare anche l’andamento reale dei salari, perciò aggiustati all’inflazione. Il grafico sottostante ci mostra chiaramente come, da maggio 2023, questi siano entrati in territorio positivo, attestandosi a giugno 2024 a una crescita annuale dello 0,8%. Per ben due anni, da aprile 2021 ad aprile 2023, gli stipendi reali sono rimasti in territorio negativo, causa forti pressioni inflazionistiche. A giugno 2022 si era raggiunto il valore minimo del -3,5%, in concomitanza di un’inflazione annuale che toccava i suoi valori massimi al 9,2%.
Grafico 2 – Crescita annuale salari reali
Ovviamente, la Federal Reserve è molto attenta a questo dato, in quanto retribuzioni reali che crescono incrementano il potere di acquisto dei consumatori, e un aumento della domanda causa pressioni inflazionistiche, proprio ciò che la Banca centrale vuole evitare. A oggi, gli stipendi reali rimangono, sebbene positivi, a valori contenuti, ma nel caso dovessero continuare la loro salita questo potrebbe far scattare un segnale di allarme nei futuri dati mensili del Cpi.
Non tutti i settori sono però impattati in egual modo da questi incrementi salariali: secondo i dati di Indeed di aprile 2024, il settore con la crescita più elevata è quello legale, con un 5,7%, seguito dal settore dentistico e dell’assistenza all’infanzia, ciascuno al 4,8%, e infine il settore della pulizia e sanificazione e dell’informazione medica, entrambi al 3,9%.
Oltre all’incremento degli stipendi sono stati rilasciati anche i dati relativi alla disoccupazione e alle nuove buste paga nel settore non agricolo. La disoccupazione si è attestata al 4,1%, in leggero incremento rispetto al 4% dello scorso mese, mentre le nuove buste paga nel settore non agricolo hanno toccato i 206 mila unità, in leggera diminuzione rispetto alle 218 mila dello scorso mese. I maggiori incrementi di posti di lavoro si sono registrati nel settore dell’istruzione e servizi medici (82 mila nuove buste paga) e nel Governo (70 mila).
Grafico 3 – Tasso disoccupazione Usa
La crescita nel mondo occupazionale sembra stia molto lentamente cominciando ad allentarsi, sebbene tali valori siano ancora estremamente positivi se paragonati ai livelli dei tassi d’interesse settati al 5,5%. La crescita salariale, invece, anch’essa in diminuzione costante ormai da diversi mesi, rimane comunque a livelli elevati rispetto ai livelli pre-pandemici ed è molto robusta se considerata al netto dell’inflazione.
Tutti questi sono dati che la Federal Reserve terrà attentamente monitorati per mettere in atto il suo prossimo taglio dei tassi, a ora previsto per l’appuntamento di settembre prima delle tanto attese presidenziali.
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