La demagogia, che segna così spesso la vita pubblica dell’Italia, in campagna elettorale si sublima a livelli impareggiabili.
Valga ad esempio il recente caso di Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che ha detto no al confronto tv (da Vespa) Meloni-Schlein perché il format non è stato accettato dalla maggioranza dei gruppi presenti in Parlamento (è il requisito richiesto). Siamo infatti in tempi di “par condicio” e quindi le emittenti dovrebbero tener conto di una quantità di normative per assicurare a tutti i partiti adeguati spazi informativi nel periodo elettorale.
Per di più il Pd da settimane va sostenendo che la Rai è diventata una sorta di “Telemeloni” che dà troppo spazio alla presidente del Consiglio. In realtà in Rai ha sempre prevalso nei Tg il rapporto “un terzo (del tempo) al governo, un terzo alla maggioranza, un terzo all’opposizione”, quest’ultimo ridottosi quando FdI era unico partito ufficialmente all’opposizione di Draghi. Di fatto una situazione che andava benissimo al Pd quando appunto stava al governo, ma che ora le va stretta.
Se comunque il Pd ha da lamentarsi per la Rai, basterebbe ascoltare le altre Tv generaliste per accorgersi che sostenere che il mondo delle televisioni sarebbe succube della Meloni fa sorridere, ma alla fine anche indignare i suoi supporter, soprattutto in tempi di campagna elettorale dove lo spirito se non la lettera della legge è spudoratamente violato.
Mentre Mediaset – orfana di Berlusconi – difende con ogni mezzo le scelte di Tajani, i lettori hanno tutti la possibilità di controllare e di valutare già da stasera non tanto i secondi assegnati nei Tg alle varie parrocchie, ma come siano trattati i temi di attualità anche e soprattutto nei programmi di intrattenimento, nei talk-show o nei dibattiti, dove lo strapotere della sinistra su alcune reti è totale.
Ma vi capita di ascoltare i dibatti di La7, oppure quelli su Nove, dove non solo la par-condicio è una burla, ma dove la scelta dei conduttori, ospiti, giornalisti, autori, professori e commentatori invitati è appunto spudoratamente squilibrata?
Il trucco è semplicemente di non far parlare la Schlein ma i suoi portavoce, oppure dare spazio nelle “rassegne stampa” praticamente solo ai giornali politicamente schierati (a sinistra).
Ascoltate la rassegna stampa de La7 alle 7 (di mattina) dove sono praticamente citati solo La Repubblica e la sua fedele fotocopia La Stampa (o viceversa) con Flavia Fratello che cita le testate di centrodestra addirittura ironizzando sui loro titoli. Se non vi basta, pensate, per la stessa rete, a Parenzo, Gramellini, Telese, Gruber, Cazzullo, Sardoni… tutti conduttori che trasformano ogni dibattito in evidente disc-condicio, eppure questo non solleva alcun commento di Agcom perché ufficialmente i “politici” non ci sono.
Adesso si è aggiunta Nove, dove sono arrivati i vari transfughi Rai, da Fazio alla Littizzetto e così via.
Il tutto si allarga addirittura ad intere testate (vedi Rai Storia) dove tutto ciò che è schierabile viene schierato, dalle ricostruzioni storiche sul comunismo alle “ragioni” dei conflitti, allo scontato e ripetitivo antifascismo. Perfino l’almanacco quotidiano che ricorda i vari personaggi nati o morti nel giorno è politicamente targato, sia nella scelta dei personaggi che nei commenti su di loro.
Nei giorni scorsi ho ascoltato Maurizio Gasparri su La7 tentare una difesa di Toti: il conduttore (Parenzo) non gli ha lasciato aprire bocca e, appena Gasparri ha potuto esprimere un pensiero compiuto, è stato interrotto per mandare in onda la pubblicità. Certo le Tv commerciali sono gratuite e dipende dalla volontà del telespettatore vederle o meno, ma è evidente come non ci siano una informazione o dei commenti super-partes. Altro che “Telemeloni”. Ma attenzione: la “scelta di campo” non è solo di carattere politico-partitico, copre tantissimi temi, dall’Europa alla politica di gender, dall’attualità alla geopolitica.
Morale: o si ha il coraggio di ammettere che la par condicio normata così è semplicemente ridicola e va soppressa, o dovrebbe essere estesa a tutti i dibattiti informativi, almeno in periodo pre-elettorale, con sanzioni a chi non rispetta le norme.
Visto che siamo in democrazia e ciascuno (ovvero tutti) può e deve dire quello che vuole, sia abbia il coraggio di togliere la foglia di fico della forma, smetterla con l’ipocrisia e si ammetta semplicemente la sostanza: l’informativa televisiva è di parte e – appena può – lo è in termini di sinistra anti-meloniana, oltre che – in modo ancora più censorio – anti-Salvini e relativi alleati.
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