Fare meglio l’Europa si può. Era questo il titolo e il tema della serata organizzata martedì 7 maggio scorso al Teatro Dal Verme dall’onorevole Massimiliano Salini, candidato alle elezioni europee del 26 maggio con Forza Italia nel collegio del Nord-Ovest. Un’occasione per tracciare un bilancio del suo primo mandato a Bruxelles e per riflettere sul nostro modo di intendere e di fare l’Europa insieme ad alcuni illustri ospiti, tra i quali l’onorevole Maria Stella Gelmini, l’economista Giulio Sapelli e il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti.



La serata è iniziata con un sentito omaggio ad Antonio Megalizzi, il giovane giornalista appassionato di Europa ucciso in un attentato a Strasburgo. “Perché quello che mi interessa – ha esordito Salini introducendo la serata – è mettere a tema la speranza e il lavoro che si può fare in Europa”. Per farlo, l’europarlamentare ha invitato sul palco con lui, per un dialogo sul tema della libertà, quattro ospiti d’eccezione: Alessandro Sallusti, Giulio Sapelli, l’imprenditore Antonio Gozzi e suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche.



Un dibattito sulla libertà. Due i filoni principali del dibattito: la libertà di impresa e quella educativa. “Le imprese hanno come priorità lo sviluppo e stanno già realizzando obiettivi importanti. Quello che chiedono per crescere è di non essere troppo disturbate dalla pubblica amministrazione”, ha spiegato Gozzi, presidente del gruppo siderurgico Duferco. Salini ha risposto citando Ronald Reagan: “Lo Stato in economia ragiona così: ‘Se qualcosa si muove, tassalo. Se continua a muoversi, regolamentalo. E se smette di muoversi, sussidialo’. Noi invece vogliamo uno Stato e una politica che ci lasci la libertà di fare e che si inchini davanti alla libertà delle persone”.



Ma le imprese hanno bisogno anche di persone formate per crescere. “Invece mancano le competenze digitali – ha proseguito Gozzi – In Italia ci sono milioni di posti di lavoro per chi ha le competenze giuste, ma abbiamo distrutto gli istituti tecnici, mentre spendiamo tantissimi soldi nei licei e nelle università per formare giovani che poi se ne vanno all’estero”.

Sul tema delle mancanze educative dell’Italia, suor Monia non le ha mandate a dire: “L’Italia è l’unico Paese d’Europa che impedisce la libertà educativa. Costringe tutti i genitori a pagare le tasse scolastiche e poi a pagare un’ulteriore retta se vogliono mandare i figli nelle scuole paritarie. Il tutto in nome di un mal interpretato concetto di laicità. Basta guardare l’esempio dello Stato laico per eccellenza: la Francia, che da una parte vieta i crocifissi in tutte le scuole, anche quelle cattoliche, ma dall’altra garantisce una vera libertà di scelta educativa ai genitori, senza costi aggiuntivi”.

Salvare la politica per salvare l’Italia e l’Europa. Il dibattito si è poi spostato sulle mancanze dei governanti attuali. “Ci hanno fatto credere che la politica non fosse un mestiere e che chiunque possa fare politica. E questo è il guaio – è intervenuto Sallusti – Oggi siamo governati da una generazione che non ha fatto la guerra e i cui padri non hanno fatto la guerra: la pace in Europa è diventata come l’aria che respiriamo, non ci accorgiamo del valore che ha e non sappiamo lo sforzo che è stato fatto per mantenere la pace in questi decenni. E questo mi fa paura. Se vogliono cambiare l’Europa come hanno cambiato l’Italia in questo anno, che Dio ce ne scampi e liberi”.

“Abbiamo inventato una classe politica che si è suicidata: ha attaccato se stessa, dandosi della ‘Casta’, abolendo vitalizi e immunità parlamentari con leggi retroattive – ha rincarato la dose Sapelli – La politica è una vocazione che deve essere protetta dalla società civile, deve tornare a essere la virtù dei migliori. Quando un tranviere tornerà a fare il sindaco di Milano dirò che è tornata la politica. Ma per fare politica il tranviere ha bisogno del vitalizio e dell’immunità”. “Per fortuna ci sono ancora persone, di tutti i colori politici, che credono ancora nella politica e cercano di ripristinarne la dignità dopo le nefandezze che sono state fatte. Se volete dare un futuro alle nuove generazioni – ha ammonito il professore – dovete fare una sana autocritica sul passato e agire in fretta per riparare ai gravi errori commessi, prima che sia troppo tardi”.

Educare gli elettori sull’Europa. Il direttore de Il Giornale non ha risparmiato una sferzata nemmeno agli elettori. “Facciamo scelte politiche basate su un post su Facebook o un tweet. Così facendo aiutiamo delle dittature mascherate che stanno favorendo il ritorno di nazionalismi e sovranismi, chi vuole tornare indietro, perché è solo dividendo che imperi”. E sul tema dei sovranismi ha aggiunto: “Se parti da posizioni sovraniste non cambierai mai l’Europa, la distruggi. Un’alleanza tra sovranisti è un controsenso logico: i sovranisti francesi non andranno mai d’accordo con i sovranisti italiani o di altri Paesi. Solo i liberali possono andare in Europa e cambiare le cose. Salvini non può cambiare l’Europa per la visione che ha”.

Per cambiare l’Europa, però, ha fatto notare Sapelli, bisogna prima conoscerla. “L’ignoranza sull’Europa è tale che nessuno sa che le stelle sulla bandiera dell’Ue sono le stelle della Madonna, testimonianza della vocazione mariana dell’Europa. Ma i grandi valori spirituali dell’Europa non vengono valorizzati”. Il professore, infine, dà già un primo compito all’europarlamentare: “L’Europa non ha una Costituzione, non è uno Stato di diritto. È ora di finirla con questo sistema giurisprudenziale, dove i giudici sono gli unici pretoriani. Voi parlamentari dovreste occuparvi di questo: dare finalmente una Costituzione all’Europa”.

Un messaggio di speranza per i giovani. Nella seconda parte della serata, i ruoli si sono invertiti: tre giovani impegnati in politica sono saliti sul palco e hanno “intervistato” Salini sul senso dell’impegno in politica e su cosa l’Europa può fare per i giovani. “In Italia c’è tanto da difendere, tanta ricchezza da valorizzare. Sul fronte delle imprese, siamo un Paese vivace, migliore di altri, ma abbiamo bisogno di proporci anche politicamente come propulsore di ricerca e innovazione – ha spiegato l’europarlamentare ai suoi giovani interlocutori – Non lo si può fare, però, staccando il reddito dal lavoro. Così facendo neghiamo quello che siamo come italiani: l’Italia è un Paese grande perché crede nel lavoro”.

“Dobbiamo tornare a essere un Paese che si fida dei giovani, che valorizzi le loro capacità e li incentivi, anche a mettere su famiglia. Un Paese con propensione al rischio, tutelata dalle leggi. Un Paese che rivendichi anche davanti alla comunità europea una politica che crede nell’uomo. Ma lo si può fare solo se si fa politica per gratitudine, non per rabbia”, è il messaggio finale del candidato alle future generazioni di politici.