La finale di Coppa Italia sarà Napoli Juventus: inevitabile che il discorso cada su Maurizio Sarri, il grande ex che ha già sfidato due volte i partenopei in campionato (vittoria a Torino, sconfitta al San Paolo) ma che mercoledì 17 giugno cercherà di vincere il primo trofeo con i bianconeri e, dovesse riuscirci, lo strapperebbe a quella squadra con cui non è mai riuscito a festeggiare. Quasi un paradosso: nei suoi tre anni, il Napoli è stato quasi universalmente riconosciuto come la squadra più divertente e offensivamente devastante in Europa, ma anche proprietaria di una difesa granitica imperniata sulla crescita esponenziale di Kalidou Koulubaly. “La finale e Sarri, una nemesi storica” ha detto Aurelio De Laurentiis, che Ivan Zazzaroni ha intervistato per il Corriere dello Sport. Ancora oggi il presidente del Napoli parla dell’ex allenatore come di una persona che ha tradito: “Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare e aveva ancora due anni di contratto”.
AURELIO DE LAURENTIIS PARLA DI MAURIZIO SARRI
Ricorderete infatti il tira e molla, estate 2018: Sarri portò i partenopei ad un passo – letteralmente – dallo scudetto, alla fine dovette cederlo proprio alla Juventus che pure aveva battuto all’Allianz Stadium. Nel frattempo le voci su un presunto addio che si concretizzarono con il passaggio al Chelsea. De Laurentiis ricorda tutto, ricorda per esempio di come fu invitato a pranzo in Toscana (era febbraio) su organizzazione della moglie, di come lui e il tecnico avessero parlato di tante cose ma mai di una possibile separazione. “Mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società”. Infatti l’addio non fu esattamente amichevole; oggi il presidente ne riconosce il ruolo di deus ex machina per quelle tre stagioni e per aver rimesso il Napoli sulla grande mappa del calcio, ma dice anche che “vale anche qui la regola del cinema dove per fare un buon film sono necessari un ottimo regista e un ottimo produttore, sono i genitori dell’opera dell’ingegno”. De Laurentiis rivendica ovviamente anche il ruolo dell’imprenditore, ricordando oggi di aver portato in città Edinson Cavani, Walter Mazzarri, Rafa Benitez, e ancora lo stesso Sarri e Gonzalo Higuain.
“Quando scelsi Sarri tappezzarono la città di striscioni contro di me”: andò così, mentre l’avvento di Carlo Ancelotti fu salutato con grande entusiasmo. Un allenatore di caratura internazionale, tre Champions League vinte, il record di Supercoppe Europee, titoli nazionali in Italia, Inghilterra e Francia. Le cose però non sono andate come si poteva sperare: De Laurentiis afferma oggi di aver scelto la sua serenità, tranquillità e piacevole vicinanza, ma per il Napoli probabilmente la scelta non era la più giusta. “Dopo la prima stagione avrei dovuto dirgli ‘Carlo, per me non sei fatto per il tipo di calcio che vogliono a Napoli’, avrei dovuto conservare la grande amicizia ma interrompere il rapporto”. Così non è stato: il presidente racconta oggi di aver sbagliato due volte, perché scelse di proseguire anche per una seconda annata dovendo poi arrivare all’interruzione del lavoro comune a favore di Gennaro Gattuso, ma soprattutto per evitare che la situazione sportiva del Napoli peggiorasse ulteriormente, compromettendo anche la corsa verso la qualificazione alle prossime coppe europee.