Robotica è una delle parole-guida della nostra epoca: ma cosa significa, nella stagione 4.0  essere “integratori di robot”? Il Sussidiario lo ha chiesto a Sandro Santamaria, Ceo di Roboteco Italargon, che nella sua agenda 2022 ha anche la partecipazione a RobotHeart, l’innovativo spazio di cultura e tecnologia robotica creati all’interno del 33esimo Bi-Mu in programma dal 12 al 15 ottobre a Fieramilano. «Roboteco-Italargon conta oggi 55 esperti – spiega Santamaria –  in massima parte ingegneri e tecnici, una base installata di 3.500 impianti in Italia e all’estero ed oltre 900 clienti attivi. Dal 1990 Roboteco è rappresentante esclusivo di Panasonic per il mercato italiano e ora si è aggiunto quello spagnolo. Essere integratori di robotica significa saper interpretare al meglio le esigenze del cliente e sfruttare al massimo le potenzialità del robot intorno al quale si costruisce la soluzione.Nello specifico, in qualità di rappresentanti esclusivi di Panasonic da oltre 30 anni, rappresentiamo il meglio della robotica giapponese a cui aggiungiamo il meglio dell’integrazione made in Italy targata Roboteco. Realizziamo le migliori applicazioni di saldatura ad arco, segmento nel quale il mercato ci ha riconosciuto ormai la leadership indiscussa».



Tra i settori applicativi quali sono le più interessanti innovazioni che riguardano il mondo Roboteco Italargon?

Va detto anzitutto che le nostre applicazioni sono tutte legate al metallo. In questo ambito i settori che più ci spingono a lavorare sul miglioramento costante dei nostri standard sono l’automotive, il settore delle attrezzature per la ristorazione e quello dell’arredamento di alta gamma. Recentemente si è aggiunto quello della mobilità elettrica o sostenibile per il quale è richiesto un grande e rapido sforzo di sviluppo di innovazione per garantire efficienti processi di giunzione su leghe leggere quali ad esempio l’alluminio, materiale che risponde in modo diverso rispetto ai metalli più tradizionali.



Il robot che ruba il lavoro all’uomo è uno dei temi che più accendono il dibattito di chi si occupa di industria e società. Questa visione è ancora così radicata o, a suo avviso, le cose stanno cambiando?

Purtroppo, vi è ancora in molti la convinzione che l’utilizzo del robot comporti la perdita dei posti di lavoro e per questo debba essere frenata. In realtà i dati ci dicono che, alla crescita del numero di robot installati nelle fabbriche, corrisponde un incremento dell’occupazione. Il punto focale è che, in certi ambiti, l’utilizzo di robot e automazione è l’unica via percorribile, come nel caso della saldatura. È ormai risaputo infatti, che i fumi e le radiazioni ottiche prodotti da questi processi siano cancerogeni e allora il robot è la soluzione capace di assicurare e garantire salute e sicurezza. Inutile ricordare poi che i robot e l’automazione vanno programmati e governati dunque l’uomo resta al centro del processo manifatturiero della fabbrica ma cambia il suo ruolo e, con esso, le sue mansioni.



Intelligenza artificiale è già realtà in molti ambiti del mondo produttivo. Ci racconta come sta crescendo questa tecnologia? 

Nel campo della saldatura si comincia ad utilizzare l’intelligenza artificiale nei processi di controllo qualità. Sulle soluzioni made in Europe e made in Japan sono montati sistemi di visione molto evoluti capaci di rilevare anche online, dunque da remoto, la qualità dei giunti saldati.

Roboteco parteciperà a RobotHeart la nuova area espositiva, dedicata al mondo della robotica, di 33.BI-MU, in programma nell’ottobre del 2022. Come vi presenterete e cosa vi ha spinto a aderire a questa iniziativa?

Ci presenteremo con la doppia veste di costruttori e integratori di noi stessi. Anzitutto abbiamo aderito per il prestigio dell’iniziativa cui partecipano a diverso titolo le principali realtà istituzionali di questo mondo: UCIMU, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione che la organizza attraverso una società del suo gruppo, SIRI, l’associazione italiana della robotica industriale che la patrocina, e IRIM, l’Istituto nazionale per la robotica e le macchine intelligenti, che rappresenta il mondo accademico e che arricchirà la manifestazione con i suoi momenti di approfondimento e confronto. RobotHeart è l’iniziativa che mancava nel panorama italiano degli eventi espositivi e l’adesione e l’interesse mostrato da tante realtà come la nostra dimostra il valore di questo progetto che Roboteco ha sostenuto fin dalla fase embrionale. E poi abbiamo aderito perchè “come si dice” non potevamo non esserci. Sia per l’aspetto commerciale, perché crediamo avremo grandi opportunità di business dalla partecipazione, sia per quello istituzionale, essendo io direttamente coinvolto nei board di SIRI e IFR organi che hanno accolto calorosamente la nascita di questo progetto.

Cosa vi aspettate dunque da questo appuntamento?

Ci aspettiamo che – se ben organizzata e governata – RobotHeart possa divenire l’occasione e lo strumento con cui raccontare il complesso mondo della robotica e affermare il ruolo centrale degli integratori italiani. C’è un know-how vastissimo in questo segmento rappresentato da realtà italiane per lo più di piccola e media dimensione che, con un lavoro di alta sartoria, sono in grado di dare massimo valore alle funzioni e potenzialità dei robot e dell’automazione.  Dobbiamo sfruttare questo vantaggio competitivo.Se riusciremo in questa operazione, avremo raggiunto il vero obiettivo di questo progetto che è poi quello di rendere RobotHeart come polo di attrazione per gli operatori internazionali che già partecipano ad altre manifestazioni dedicate alla robotica ma che in nessuna possono trovare una offerta così vasta di costruttori e integratori, gli uni accanto agli altri. Sarà questa la chiave, o una delle chiavi, con cui potremo posizionare RH in cima alla whishing list degli eventi da visitare.