Si è concluso nella giornata di ieri il vertice a lungo dibattuto (e tenuto dalla maggior parte degli attori occidentali, Stati Uniti in primis) tra Cina e Russia, giunte al loro 43esimo incontro nell’arco di appena 12 anni, nel corso del quale sono stati consolidati i rapporti di cooperazione tra le due potenze. Una circostanza, appunto, temuta perché con l’intensificarsi della guerra in Ucraina sembra che Cina e Russia siano sempre più vicine e lavorino, sul modello dei Brics, ad una nuova alleanza che l’analista del Cento studi cinesi Michelangelo Cocco, su Domani, chiama “euroasiatica”.



Insomma, una Nato orientale che includa tutte quelle nazioni che negli ultimi anni si sono rifiutate di condannare apertamente Valdimir Putin per l’invasione dell’Ucraina o di unirsi alle sanzioni decise ed imposte da Stati Uniti ed Unione Europea. Sempre ieri, spiega Cocco, la (quasi) alleanza tra Cina e Russia è passata dal livello “onnicomprensivo” di cui si era parlato pochi mesi fa, alla completa assenza di limiti. Lo spiega il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, secondo il quale i rapporti con Mosca sono arrivati “al livello più alto della storia“.



Sergej Lavrov: “Lavoriamo ad una nuova Nato”

La Cina, che da sempre rifiuta di stipulare alleanze a carattere militare, ha parlato di “un forte sostegno reciproco” con la Russia, che dovrebbe partire “dalla seconda metà dell’anno” per aumentare “la nostra interazione multilaterale”. Più netta a chiara, invece, la posizione russa espressa dall’omologo di Wang, Sergej Lavrov, che, confermando il rafforzamento della “cooperazione strategica sulla scena mondiale”, ha anche lanciato l’idea di intensificare la collaborazione militare, suggerendo di “avviare un dialogo con il coinvolgimento di altri popoli che la pensano allo stesso modo su questo tema”.



Nessun commento in merito da parte della Cina, che ignorando l’argomento ha puntato il dito contro gli Stati Uniti e la Nato, ribadendo che non devono “estendere la [loro] attività, né promuovere conflitti nel Pacifico“, con un chiarissimo riferimento alle tensioni attorno a Taiwan. Rinnovato anche l’impegno a raggiungere un accordo pacifico a Kiev, perseguendo il piano proposto da Pechino che (così dicono) tutela “gli interessi legittimi e le preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti”; mentre Lavrov, forse riferendosi alla Conferenza per la Pace prevista in Svizzera, ha delegittimato ogni accordo che “ignori la posizione della Russia e promuova la cosiddetta formula di pace” di Zelensky.