Il vertice notturno tra Governo e Regioni vedrà un “secondo round” già in giornata per mettere a punto la strategia completa da porre in atto tra il 7 gennaio e la scadenza del Dpcm attualmente in vigore (15 gennaio, ndr). Le restrizioni del Natale (oggi scatta la zona arancione, domani e l’Epifania di nuovo “rossi”) sembra ormai scontato che verranno protratte, per forte volere dell’ala più rigorista del Governo (i Ministri Speranza, Franceschini e Boccia) ma anche per la maggioranza delle Regioni, che pure contestano all’esecutivo la scarsa reattività sul piano delle misure e soprattutto sui ristori alle categorie più colpite dai lockdown.



Dopo il vertice dal premier Giuseppe Conte ieri con il ministro Boccia, i capidelegazione della maggioranza e il Comitato Tecnico Scientifico è emersa l’idea di una ordinanza ‘ponte’ tra il 7 e il 15 gennaio in attesa del nuovo Dpcm da approvare alla scadenza di quello attuale: in alternativa, si potrebbe già anticipare il nuovo decreto da questo giovedì imponendo misure molto simili a quelle già viste nel Decreto Natale.



LE PROPOSTE DEL GOVERNO

Per cui, divieto di spostamento tra le Regioni, deroghe su visite a parenti e amici (una sola volta al giorno e al massimo con 2 ospiti alla volta) e negozi chiusi nel weekend. Al momento le proposte presentate alle Regioni stanotte sono state due: in primis, mantenere le misure attuali fino al 15 gennaio (dunque zona arancione nei giorni feriali e rossa nei weekend); in secondo luogo, zona gialla per il 7-8 gennaio, misure “arancioni” per il weekend 9-10 gennaio e in seguito, in base al monitoraggio Iss-Cts di fine settimana, assegnare nuove fasce per la settimana seguente ma con valori e criteri “ribassati” per far entrare in allarme prima i territori. Come ha spiegato il Ministro Boccia ai Governatori ieri notte, «La proposta oggi non è di cambiare i parametri, che restano gli stessi perché hanno funzionato, ma le soglie di accesso ad una zona, decidendo di essere ancora più rigorosi per consentire alla campagna di vaccinazione di avere delle reti sanitarie meno appesantite, da difendere con maggior forza quando l’Rt supera l’1». Resta il forte nodo della scuola, con diverse Regioni concordi con il Cts e altri scienziati in seno al Governo: la proposta al momento prevede il rientro in presenza per elementari e medie dal 7 gennaio al 100% mentre per le superiori – seppure Conte insista sul voler almeno riportare il 50% degli alunni in classe – si attenderebbero i dati completi del monitoraggio in arrivo l’8 gennaio prossimo.



LA POSIZIONE DELLE REGIONI

Le Regioni da par loro sono concordi con misure rigorose per le prossime settimane di gennaio-febbraio, ma sono irremovibili sui ristori visto che la crisi economica locale si fa sentire sempre di più: «le regole non devono essere modificate di settimana in settimana», fanno sapere fonti delle Regioni all’Ansa, «e devono essere garantiti i ristori», mentre si dicono tutto sommato concordi a modificare in senso “restrittivo” i criteri dell’Rt per accedere alle zone. Il vicepresidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti spiega così su Facebook il risultato del primo colloquio avuto ieri con il Governo, in attesa del secondo round di oggi (forse decisivo verso un nuovo Dpcm o un’ordinanza “ponte”): «oggi continuerà il confronto sia per le regole che varranno dal 7 al 15 gennaio, sia sul nuovo Dpcm che varrà dal 16 gennaio per le settimane a venire». Nel post notturno, il Presidente di Regione Liguria aggiunge «Le Regioni hanno concordato sul fatto che stiamo vivendo ancora un momento complesso, in cui il tasso di diffusione del virus è tornato a crescere, in Europa come in Italia. In più non sono ancora noti tutti i risvolti della cosiddetta ‘variante inglese’, con un maggiore tasso di contagiosità. Di fronte a tutto questo, è giusto tornare alle cosiddette zone gialla, arancione e rossa, ma occorre rivedere i criteri».

Sul criterio del “nuovo” Rt invece Toti si fa guardingo, «occorre però, per avere corretti dati per decidere, considerare anche la classificazione dei tamponi, contando quelli antigenici, il tasso di incidenza del virus e il numero di pazienti negli ospedali. Altrimenti si rischia di avere delle classificazioni regionali ingiuste e penalizzanti, o addirittura assurde, che puniscono chi fa più tamponi». Da ultimo, il n.2 della Conferenza Regioni conclude «dove saranno prevedibili e necessarie nuove misure restrittive, è inutile riaprire le scuole superiori per pochi giorni, magari due, per poi richiudere. Questa sarebbe solo una decisione politica voluta da qualcuno nel Governo per mettere la propria bandierina, senza nessun vantaggio per gli studenti e con molti ulteriori disguidi per le famiglie».