Caro direttore, Otto Paesi (Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Italia) hanno firmato una lettera congiunta per chiedere, in vista del vertice europeo di oggi, la creazione dei “coronabond” per fronteggiare la crisi economica dovuta alla pandemia. Tutto molto bello, ma purtroppo la Germania non ha nessuna intenzione di firmare cambiali in bianco e prende tempo. Prendere tempo non significa rimandare la decisione di qualche giorno; prendere tempo è la strategia perché più il tempo passa più diventano brutte e pericolose le ferite dell’economia e più il potere contrattuale soprattutto nei confronti di chi temporeggia, come l’Italia, aumenta. La Germania non cambierà mai idea e non ha nessun interesse a farlo. Oggi dà le carte e basta.



Prendere tempo è una scelta che ovviamente aiuta la Germania e gli alleati con cui conduce il gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Nel frattempo in Germania e negli altri Paesi europei gli aiuti a imprese e lavoratori stanno arrivando ora, in questi giorni, per importi di centinaia di miliardi di euro. La Germania, giustamente, non è disposta a firmare cambiali in bianco e vuole che i finanziamenti vengano accompagnati da condizioni precise. Condizioni di riduzioni di spesa, patrimoniali e tutto il corollario. Altrimenti l’alternativa è l’uscita dall’euro, di uno o più Paesi, o una segregazione dell’Italia con i risparmi degli italiani inchiodati in Italia. Uscire dall’euro oggi e con questo Governo, in questa fase dell’economia globale, sarebbe un salto nel buio senza paracadute. Una follia. Qualsiasi cosa sia successa negli ultimi 20 anni, quello che importa è che l’Italia ha perso la guerra dell’integrazione dell’euro per una serie lunghissima di scelte sbagliate inclusa quella di non aver risolto i problemi di una spesa pubblica sbilanciata e insostenibile. E per aver affrontato due crisi senza tagliare di un euro la spesa inefficiente.



Nel panorama europeo brilla per incoscienza il Governo italiano che aspetta ed evidentemente non comprende che è il tempo di decidere quale medicina, amarissima, bere per salvare il salvabile. Ogni giorno che passa fermi al pannicello caldo del cura Italia significa far morire imprese e mettere sul lastrico tantissimi lavoratori. Gli altri Paesi europei stanno mettendo in campo misure pari almeno al 10% del Pil; significa moltiplicare per dieci o quasi l’importo del cura Italia. La misura dell’incoscienza è data dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia Gualtieri di martedì che suggeriscono non abbia la più pallida idea del buco economico che si sta creando con il mondo che si è completamente fermato. Sono dichiarazioni di chi non ha la percezione minima di cosa sia il “privato” o il “mercato”. La “Troika”, la patrimoniale sono una certezza; l’unica cosa su cui si può decidere è come e quanto in fretta farlo. Ma in questo stiamo dando uno spettacolo osceno facendo viaggiare sulla penisola convogli militari russi che ci mettono nella stessa situazione della Turchia mentre continuiamo a stendere tappeti rossi ai cinesi. Ieri Le Monde aveva l’editoriale proprio su queste penose vicende.



Il momento di mettere le persone migliori, le ultime rimaste, di questo Paese al Governo non è a emergenza finita quando i giochi saranno fatti e l’economia italiana morta senza alcuna possibilità di rinascita per un paio di decenni, ma adesso. È adesso che serve un Governo che abbia le credenziali per strappare le condizioni di resa migliori possibili. La resa non è in discussione, ma serve gestirla al meglio. 

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