L’ACCUSA DEL PENTITO CONTRO LA PARROCCHIA

«Il prete ci ospitava per i vertici dei clan in chiesa»: l’accusa viene formulata da un pentito di Camorra e appare oggi in prima pagina sul “Mattino di Napoli”, all’interno di un inquietante squarcio offerto sulle dinamiche della malavita partenopea.

L’ultima ordinanza della Procura di Napoli ha smantellato diversi “altarini” dedicati ad altrettanti capiclan dell’Alleanza di Secondigliano, oltre ai rapporti illeciti con il parroco della chiesa e a processioni della Madonna “ad personam” per le famiglie dei boss. Connivenza e omertà le accuse più gravi per alcune realtà campane, tra sacche di Camorra e solo apparente semplice vita parrocchiale. «Parrocchie alla mercé degli affiliati dei clan, edicole votive con immagini religiose mischiate a foto di carcerati o di morti ammazzati, processioni della Madonna dell’Arco con bandiere e labari a raffigurare i volti dei capoclan», di questo e molto altro riguarda l’ultima inchiesta portata a termine della Procura di Napoli contro gli altarini scoperti tra l’Arenaria e San Carlo all’Arena. Indagine sorta da una denuncia partita proprio da “Il Mattino” lo scorso aprile: «Ci sono tre statue del ‘600 – era stato riferito dal quotidiano partenopeo – nel palazzo di Ninella Aieta, la madre di Rita, Ma- ria e Anna Aieta, a loro volta sposate con i tre boss che reggono il cartello dell’Alleanza di Secondigliano: Eduardo Contini, Patrizio Bosti e Francesco Mallardo».



“LE PROCESSIONI CON IL PIZZO”

L’indagine della Procura ha però approfondito ben più indietro dello scorso aprile, arrivando a scoprire situazioni incancrenite da decenni: si è arrivati così al collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa, ex affiliato dei Contini, che ai procuratori ha raccontato i rapporti ultra-trentennali tra alcuni parroci e i clan della Camorra. «Una quindicina di anni fa – ha raccontato De Rosa ai pm, riportato oggi sul “Mattino” – c’era un tale Don Gaetano che stava al rione Amicizia e addirittura ci face- va fare in chiesa le riunioni del clan dandoci le chiavi della chiesa di piazza Ottocalli. Si sono fatti vari appuntamenti di camorra in queste chiese: una volta io stesso ho accompagnato Patrizio Bosti per un appuntamento con Giuseppe Ammendola nella chiesa di San Giovanni e Paolo»; queste e altre confessioni stilate dal pentito hanno portato agli smantellamenti di questi giorni. Le denunce ripetute e coraggiose lanciate dall’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia da anni ormai provano a invertire la “rotta” maligna della connivenza di alcune realtà (per fortuna minoritarie) ecclesiali locali con i clan: rivela ancora De Rosa ai magistrati, «quando c’è una processione (spesso con le bandiere con i nomi dei capoclan custodite durante l’anno nelle chiese gestite dai preti) i soldi raccolti vanno alle famiglie del mafioso che ha eretto l’edicola votiva. Si organizzano le processioni, commercianti e condomini devono versare obbligatoriamente il pizzo perché sono costretti a iscriversi all’associazione religiosa e per questo pagano una quota fissa; poi, devono versare la questua in occasione di ogni processione».



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