Aumentano i casi di bambini che hanno accesso ai farmaci per cambiare sesso, ma non ci sono certezze sui danni collaterali. Il Comitato nazionale di Bioetica è pronto a riesaminare il tema dei bloccanti della pubertà per i minori e della disforia di genere dopo la richiesta del ministero della Salute, soprattutto dopo le novità emerse dal 2018, quando ne è stato autorizzato l’uso off label di tali farmaci. Lo ha annunciato Angelo Vescovi, che è presidente del comitato, spiegando alla Verità che «sono emerse maggiori informazioni, conoscenze scientifiche, e ci sono addirittura stati casi di persone che hanno fatto un ricorso legale per essere stati sottoposti a queste terapie. Bisogna quindi esaminare la nuova situazione». Dunque, non si escludono integrazioni o aggiornamenti. Del resto, il compito del Comitato nazionale di Bioetica «ha il dovere di indicare i percorsi più corretti per la tutela della salute di tutti i cittadini».
Vescovi ammette di essere «molto preoccupato dall’attuale approccio, che reputo pericoloso». Inoltre, è «scoraggiato dalle affermazioni, alcune anche di associazioni scientifiche». Il numero uno del Comitato nazionale di Bioetica evidenzia che «non esistono dati cogenti sugli effetti collaterali a lungo termine di queste terapie su soggetti sani, per cui vale in assoluto l’applicazione del principio della cautela». Ciò per Vescovi non vuol dire intervenire con farmaci di questo tipo su bambini in fase anche pre-adolescenziale, «in cui la percezione del genere e della sessualità sono in divenire, nel migliore dei casi». Pertanto, vanno riviste tali forme di somministrazione. «A meno che non vi siano situazioni di chiara e palesata disfonia, ma sono eccezioni, non sono la maggioranza».
VESCOVI (COMITATO BIOETICA) “FENOMENO PREOCCUPANTE, E’ TUTTO UN CONTROSENSO…”
A preoccupare Angelo Vescovi è questa «fuga in avanti ad assumere un parere tranciante, definitivo, in assenza di chiari, solidi, evidenti dati scientifici sulla reversibilità ed innocuità dei trattamenti». Il presidente del Comitato nazionale di Bioetica attacca anche chi è arrivato a suggerire di far arrestare la pubertà ai soggetti sani per poi decidere. «Fatto salvo che la somministrazione di farmaci con patenti effetti collaterali a soggetti sani, quindi per scopi non terapeutici, è illegale e cosi, credo, la sollecitazione a farlo, un’affermazione del genere la posso solo interpretare come una provocazione e, parere di farmacologo, una sciocchezza improponibile». Impossibile non essere spaventati secondo Vescovi di fronte ad un orientamento di questo tipo. Riguardo alle linee guida a cui sta lavorando l’Oms sulla salute transgender, Vescovi alla Verità ricorda che «è punto di riferimento, ma non è un oracolo», quindi dissente in maniera risoluta.
«È evidente il paradosso di voler trattare ragazzi di 11 anni quando a questa età non si ha consapevolezza del proprio genere. Mi sembrano posizioni fortemente ideologizzate che cercano, e non trovano, un surrettizio sostegno nella scienza». Per il numero uno del Comitato nazionale di Bioetica non c’è un business, visto il numero esiguo di casi, ma un problema di ideologia, «una spinta verso un liberismo estremo». Il rischio non è concreto in Italia, ma per Vescovi «il fenomeno resta preoccupante», anche perché si decide il futuro di persone che non hanno completato il loro sviluppo emotivo, psicologico, funzionale e sessuale. «Il cervello, è noto, matura in funzione della stimolazione ormonale, che noi alteriamo coi farmaci… È tutto un controsenso».