L’APPELLO DEL PRESIDENTE DEI VESCOVI DI FRANCIA: “SERVE UNA CULTURA DI VERITÀ”

Dopo il “Rapporto Sauvè” e il nuovo Tribunale penale intediocesano, la Conferenza Episcopale di Francia prova a tirare le “somme” del maxi impegno contro la piaga della pedofilia nella Chiesa francese che ha travolto diversi sacerdoti e vescovi negli scorsi mesi. Nella lunga intervista al quotidiano francese “La Croix” il Presidente della CEF – l’arcivescovo di Reims Monsignor Éric de Moulins-Beaufort – insiste sul criterio cardine per affrontare le tante criticità all’interno della Chiesa: «stiamo facendo progressi in una certa cultura della verità». È un lavoro che richiede tempo e dedizione, spiega ancora il n.1 della Chiesa di Francia, protagonista con forza di tutte le ultime iniziative mosse dalla CEF contro la piaga della pedofilia.



«È un lavoro che richiede tempo, che si vive nella Chiesa, ma anche nella società. La frase che mi rimane impressa è quella del profeta Baruc, citata nell’epistola ai Romani: “Chi è giusto per fede vivrà” (1:17). Abbiamo bisogno di aggrapparci a Cristo che ci conduce lungo un percorso di umiltà, persino di umiliazione», sottolinea ancora Mons. de Moulins-Beaufort. Grazie all’operato di tutti gli ultimi Papati – specie con Papa San Giovanni Paolo II – il vescovo francese racconta di come si sia riusciti ad arrivare a vivere la verità della fede: questo però non toglie le fatiche e le “tentazioni” e così la trasformazione in negativo del mondo dopo la caduta del Muro di Berlino ha visto emergere anche nelle Chiesa un forte lato oscuro, per l’appunto gli abusi sessuali: «Dobbiamo prenderlo come un segno dei tempi».



“DIO STA PURIFICANDO LA SUA CHIESA”: PARLA MONS. DE MOULINS-BEAUFORT

Secondo Mons. de Moulins-Beaufort, la Chiesa di Francia (e non solo) deve ripensare all’intera organizzazione pastorale basata «su una rete territoriale che non saremo più in grado di mantenere in futuro. Eravamo in una pastorale di supervisione, dobbiamo andare verso quella di accompagnamento». Tutto senza però dimenticare come il vero segreto del Vangelo di Cristo è in ultima analisi «la libertà spirituale che Gesù dona. È questa libertà spirituale che deve essere alimentata nei fedeli, ed è questa libertà che viene attaccata nell’abuso di potere o nell’abuso sessuale». Non è certo un momento facile per la CEF, come documentato dalla visita della Chiesa di Francia da Papa Francesco nel mese di novembre: «sono pochi e le nostre strutture sono costrette a cambiare. Inoltre, i sacerdoti hanno preso molti colpi: quando sei un sacerdote oggi, c’è sempre il rischio di essere preso per un potenziale criminale. Anche i sacerdoti partecipano al nostro mondo, caratterizzato da un’accelerazione del tempo e da una preoccupazione per il futuro e per come saranno le nostre società domani». Ciò di cui anche gli stessi preti hanno bisogno, chiosa il Presidente della Conferenza Episcopale Francese, è il tempo per poter essere uomini di «interiorità, di pace e di silenzio, per poi aiutare tutti a trovare il senso della vita alla luce di Cristo».



Mons. de Moulins-Beaufort racconta poi che quando è stato eletto sapeva che avrebbe dovuto portare avanti il fardello degli abusi nella Chiesa: «È la croce della nostra generazione di cristiani essere in questa fase di purificazione della Chiesa, rispettando i tempi delle vittime perché possano parlare. Sono convinto che Dio stia purificando la sua Chiesa per renderla più adatta alla sua missione. Il nostro compito è quello di perseverare. Ma possiamo vedere che stiamo facendo progressi in una certa cultura della verità». Qualche critica alla Santa Sede viene comunque mossa dal vescovo francese, specie sulla comunicazione dei tanti casi potenziali di vittime d’abusi: «Stiamo cercando insieme di trovare il modo di fare progressi nell’affrontare queste situazioni. I dicasteri interessati hanno riconosciuto disfunzioni e ritardi. Abbiamo spiegato che dovevamo abbandonare l’idea che se uno scandalo non è famoso, non vale la pena di pubblicare le sanzioni». Mons. de Moulins-Beaufort ribadisce che non basta affermare «“Roma ha detto di non dire nulla, quindi non diremo nulla”. Dobbiamo darci i mezzi per fare una vera riflessione su ciò che diciamo, su ciò che non diciamo, sul perché lo diciamo, sul perché non lo diciamo. Dobbiamo essere in grado di darne conto. Oggi è chiaro che possiamo dire alla Santa Sede: pensiamo che sarebbe utile poter rendere pubblica questa o quella informazione. Per questo motivo abbiamo deciso di istituire un organo di controllo con esperti esterni e laici per consigliare gli arcivescovi che dovranno gestire tali situazioni».