UTERO IN AFFITTO, L’ATTACCO DEI VESCOVI IN SPAGNA: “È SFRUTTAMENTO DEL CORPO FEMMINILE”
«L’utero in affitto è una nuova forma di sfruttamento della donna»: lo dice con chiarezza e senza mezzi termini anche la Conferenza Episcopale di Spagna (CEE) dopo che già in marzo erano stati i vescovi italiani della CEI a condannare senza scampo la pratica della “gestazione per altri” della maternità surrogata. L’utero in affitto «è in maniera inequivocabile una nuova forma di sfruttamento della donna, contraria alla dignità umana, perché usa il corpo femminile e l’intera perso- na, riducendoli a un’incubatrice», si legge nella nota della Commissione Episcopale per i laici, la famiglia e la vita, diffusa dopo l’ultima Assemblea Plenaria.
Come in Italia anche in Spagna la maternità surrogata (GPA) è vietata ma la legge di fatto autorizza l’iscrizione all’anagrafe dei figli nati da utero in affitto all’estero, «a condizione che sia presentata una sentenza emessa da un tribunale competente del Paese in questione che stabilisca il rapporto filiale», riporta l’Avvenire. «Molte persone non solo fedeli cristiani riconoscono come «inaccettabili le pratiche che mercificano la donna e il nascituro», come appunto l’utero in affitto e in generale la GPA, denunciava il Presidente della CEI Mons. Zuppi, sulla stessa linea della posizione mossa oggi dai vescovi di Spagna.
SPAGNA & UTERO IN AFFITTO, IL CASO ANA OBREGON. LA CONDANNA DEL PAPA
Il “caso” è esploso in Spagna nel scorse settimane dopo l’inquietante vicenda legata all’attrice Ana Obregon, 68enne che ha fatto ricorso all’utero in affitto a Miami per diventare mamma e nonna allo stesso momento di una bimba messa al mondo con i gameti congelati del figlio morto per tumore. Nell’illustrare il documento della Chiesa di Spagna, il portavoce dei vescovi Cesar Garcia Maran ha rimarcato che l’intervento «non fa menzione di nessun caso concreto nè mediatico».
Il testo poi ricorda come l’utero in affitto «converte la maternità in oggetto di commercio, che si compra e si vende» e che la vita è un dono e non un diritto», poiché «non esiste il diritto alla procreazione prevalendo sempre l’interesse superiore del minore». Di recente si è espresso direttamente sul tema della maternità surrogata anche Papa Francesco, ribadendo la cultura della vita e della famiglia naturale: «Oggi la separazione ideologica e pratica della relazione sessuale dalla sua potenzialità generativa ha determinato la ricerca di forme alternative per avere un figlio, che non passano più per i rapporti coniugali, ma si avvalgono di processi artificiali. Se è bene aiutare e sostenere un legittimo desiderio di generare con le più avanzate conoscenze scientifiche e con tecnologie che curano e potenziano la fertilità, non lo è creare embrioni in provetta e poi sopprimerli, commerciare con i gameti e ricorrere alla pratica della maternità surrogata», ha detto il Santo Padre nel suo messaggio inviato ai partecipanti al congresso Woomb su “La rivoluzione Billings 70 anni dopo: dalla conoscenza della fertilità alla medicina personalizzata”.