Nel giorno in cui Monsignor Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, ha celebrato la Santa Messa sulla cima della Presolana in suffragio alle vittime del Covid, è un altro tema a far assurgere il presule alle cronache nazionali: dopo l’inchiesta sui presunti illeciti compiuti da diverse associazioni per l’accoglienza migranti nella Bergamasca (e l’arresto anche del sacerdote Padre Antonio Zanotti, fondatore della Cooperativa Rinnovamento di Antegnate) il vescovo diocesano interviene con un lungo editoriale sull’Eco di Bergamo per rispondere alle critiche sul “silenzio” della Chiesa di Bergamo dopo le indagini della magistratura.
«Le indagini che la Procura di Bergamo ha avviato nei confronti di alcune persone (laici e sacerdoti) impegnate nel servizio ai poveri, hanno destato sentimenti diversi: dallo stupore al dolore, dallo sconcerto allo scandalo. Si tratta di persone conosciute non solo per il loro impegno, ma anche perché rappresentative di quello che la Chiesa di Bergamo», scrive Mons. Beschi, sottolineando come purtroppo l’annuncio sui media dell’indagine non ha avuto il rispetto delle tutele per indagati e cittadini, «gravemente ferito le persone implicate, e insieme con loro un’intera comunità che ha riconosciuto nel loro impegno e servizio una testimonianza evangelica significativa e coraggiosa».
L’APPELLO DEL VESCOVO DI BERGAMO
Vengono rispettati i giudici e le autorità che indagano sulle presunte irregolarità nell’accoglienza dei rifugiati ma nello stesso tempo il Vescovo di Bergamo rilancia sulla bontà dell’intento di tutta la Diocesi nel sistema di accoglienza: «È un silenzio che diventa spazio per un esigente esame di coscienza personale e comunitario su ciò che ci è del tutto caro, come l’esercizio della carità, frutto della fede. La carità è il fare della fede, il fare del cuore», scrive ancora Mons. Beschi sottolineando come la stessa carità non sia “affermazione di sé” di chi la esercita, bensì «provvede al bisogno, ma senza separarlo dalla persona che lo sta sperimentando. È la persona umana e non solo il suo bisogno che ci sta a cuore: è la persona umana nella sua attesa e nella sua debolezza. È la persona umana che ci sta a cuore, ogni persona umana, tutta la persona umana».
Dall’esperienza della pandemia fino all’accoglienza dei migranti e dei bisogni, la Diocesi di Bergamo – conclude Beschi sull’Eco di Bergamo – «è testimone di generosità impressionante che credenti e non credenti manifestano nei modi più svariati, attribuendo alla Chiesa una credibilità ed un’efficacia nel corrispondere alle attese di ogni persona, che sono convinto possa continuare ad esserle riconosciuta. È una responsabilità grande, e per i cristiani ancor più grande, a motivo dell’inesauribile e radicale ispirazione che la alimenta e la sostiene».