Il vescovo di Milano Mario Delpini alla vigilia della celebrazione di Sant’Ambrogio, patrono del capoluogo lombardo, ha tenuto il suo celebre Discorso alla Città, nel quale ha riflettuto sull’attualità, fatta di paure e timori, nell’invito a riscoprire e coltivare quella fiducia che è una speranza per il mondo. Siamo, secondo il vescovo, in una stagione storica di “seminatori di paura“, probabilmente mossi da “ambizioni autoritarie”, che diffondono il sentimento “come un’epidemia”.
Tuttavia, ha evidenziato il vescovo Delpini, “per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni”, fiducia che rappresenta anche l’antidoto migliore alla paura epidemica. Servono, nella contemporaneità, “seminatori di fiducia” che siano in grado di contribuire al futuro della società intera “promuovendo un umanesimo di fiducia“. Compito che spetta, soprattutto, secondo il vescovo Delpini, ai cristiani “per i quali il riferimento a Gesù, alla sua missione e al suo messaggio, deve ispirare una fiducia che può essere invincibile”.
Vescovo Delpini: “Educazione, demografia e migrazioni sono le sfide che ci attendono”
“La fiducia”, ha rimarcato il vescovo Delpini più avanti nel suo discorso, “è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide di oggi e per andare verso il futuro“, nonché il “rimedio all’epidemia della paura” e “l’antidoto per contrastare il declino della civiltà”. Un epidemia di paura che, secondo lui, è frutto di “interessate programmazioni”, più che “un evento naturale”, probabilmente al fine di “accumulare beni, sottrarsi alle responsabilità” e in generale sintomi “di un radicato individualismo”.
Le sfide che attendono l’umanità in futuro, invece, secondo il vescovo Delpini, sono soprattutto sette, come ha evidenziato nelle sue “Sette lettere per Milano”, ma nel Discorso alla Città ne evidenzia tre. “La problematica educativa“, sottolinea subito, ma anche “la crisi demografica“, sulla quale “la responsabilità degli amministratori è creare le condizioni favorevoli, nella speranza che una rivoluzione culturale salvi la nostra società dal declino”. La terza sfida su cui pone l’accento il vescovo Delpini è quella del “fattore migrazioni“, per il quale ritiene che “le nazioni d’Europa hanno risorse e competenze (..) per contribuire a rendere possibile il diritto di restare e il diritto di partire e contrastare [il] migrare disperato” e l’alleanza dovrebbe, dunque, elevarsi a “protagonista nell’opera di pace e di sviluppo dei popoli”.