IL VESCOVO DI KIEV ESCLUDE IL PERDONO AI RUSSI (PER ORA)

«Il perdono arriverà quando saremo pronti a darlo»: lo ha detto il vescovo cattolico-latino della diocesi di Kiev-Jytomyr, Mons. Vitaly Kryvytskyi, nell’intervista a “La Croix” in vista del Natale. Ai colleghi del quotidiano francese il prelato ha fatto il punto sullo stato attuale della guerra che da 301 giorni imperversa l’Ucraina e il suo popolo: all’appello di Papa Francesco per una Tregua di Natale, la Russia ha risposto nei giorni scorsi sottolineando che non vi potrà essere alcune tregua in quanto nessuno (da Kiev, ndr) l’ha richiesta. Ma nel mezzo dei proclami diplomatici vi è un popolo affamato, infreddolito e colpito da 10 mesi di guerra senza sosta: «non dobbiamo dimenticare che in Ucraina ci stiamo preparando a trascorrere il nono Natale in tempo di guerra».



Come ben sottolinea il vescovo, la guerra in Ucraina in realtà è iniziata nel 2014 con l’invasione della Crimea: «E tutte le famiglie ucraine hanno vissuto questa angoscia: la vigilia di Natale, un fratello o un padre poteva sempre mancare dalla tavola. Ma quest’anno dobbiamo essere ancora più forti e chiari nei nostri messaggi», sottolinea Mons. Kryvytskyi, scelto da Papa Francesco nel 2017 per presiedere la diocesi di Kiev (8 milioni di abitanti ma solo 200mila di essi sono cattolici di rito latino). In questo senso, il nuovo Anno della Misericordia in cui è entrata la Chiesa ucraina con l’inizio dell’Avvento rappresenta una sfida per tutti: «sappiamo che che la misericordia viene da Dio. E questa guerra ci apre gli occhi sulle forme che può assumere oggi. Guardate quanto abbiamo ricevuto da altri popoli negli ultimi mesi. Saremmo stati in grado di fare questo per gli altri se fossero stati colpiti da una simile tragedia? Ma la domanda più difficile che ci viene posta è ovviamente la misericordia verso i nostri nemici. Qui possiamo iniziare solo con piccoli passi». Qui torna il tema del perdono che non viene “agitato” con banalità dal prelato ucraino: «Abbiamo concordato con la Conferenza episcopale ucraina di non parlare di perdono a Natale. Non vogliamo pervertire la parola, cambiarne il significato. Non possiamo parlare di perdono quando il nemico è ancora presente nella nostra terra. Né possiamo parlare di perdono quando nessuno chiede perdono. Non posso parlare di perdono per la donna che è stata violentata. Il perdono arriverà quando saremo pronti a darlo».



“COSÌ CI APPRESTIAMO AL NATALE”: PARLA MONS. KRYVYTSKYI

Questo momento però potrebbe arrivare solo a guerra finita, rileva Mons. Kryvytskyi: «il processo di perdono non può essere pianificato. Potrebbero volerci tre generazioni, oppure potrebbe essere più veloce. Oggi non lo sappiamo. E chi sa dove sarà la Russia tra cinque o dieci anni? Ma quello che posso dirvi è che ogni missile russo che si schianta su una città pacifica, ogni morte, rende il perdono più lontano». Il vescovo di Kiev ha raccontato che verso lo scorso maggio, mentre stava visitando una chiesa in un villaggio della Diocesi, si è ritrovato di fronte una signora che aveva appena saputo che il marito era morto in guerra: «Non avevo parole. Ha iniziato a piangere e l’ho presa in braccio. Cosa volevi che dicessi? Niente, non c’era niente da dire».



Ci sono tante situazioni come questa in Ucraina, in cui non si riescono a trovare le parole necessarie: «Il nostro ruolo in questo caso è quello di stare con la gente, con coloro che soffrono. E di accettare di stare in silenzio». In prossimità del Natale ma in realtà come in tutti i giorni di questi ultimi 10 mesi, Mons. Kryvytskyi segnala che tanti sacerdoti «pensano di avere qualcosa da dire, di dover trovare le parole. Ma questo è un errore. Dall’inizio della guerra, abbiamo organizzato quattro sessioni di formazione online e due incontri per parlare proprio di questo. Ricordiamo loro che chi aiuta in questi casi è prima di tutto il Signore. Ma diamo anche alcuni elementi psicologici, per esempio non abbracciare persone che hanno subito abusi fisici o stupri».