LA GUERRA IN UCRAINA E LA ‘SOLITUDINE’ AD ODESSA: PARLA IL VESCOVO CATTOLICO

Solo un anno fa il vescovo cattolico latino di Odessa, mons. Stanislav Shyrokoradiuk, raccontava nel pieno della guerra tra Ucraina e Russia del “miracolo di Natale” con due razzi che colpirono la chiesa nel centro di Kherson senza però esplodere. Sono passati 12 mesi, la guerra c’è ancora ma se ne parla molto meno, anche perché le posizioni sono sempre più di “stallo” dopo la mancata riconquista significativa di territori con la controffensiva ucraina la scorsa primavera. Raggiunto dai giornali del gruppo “Quotidiano Nazionale”, il vescovo di Odessa prova a raccontare il senso di tristezza di un nuovo Natale sotto i raid, gli incendi dei bombardamenti e la “musica” delle bombe.



Insomma, un Paese senza ancora il Natale: già perché da questo 2023 la Chiesa greco-ucraina ha deciso di cambiare la data della Festività della Natività, non più il 7 gennaio come gli altri ortodossi ma come in Occidente il 25 dicembre. «La regione di Odessa resta uno degli obiettivi prioritari del nemico», spiega Shyrokoradiuk mostrando anche i lavori di restauro della cattedrale della Trasfigurazione dopo che lo scorso giugno alcune bombe l’avevano sfiorata. «Il mondo si è stancato di aiutarci, gli aiuti umanitari sono calati di molto, anche se qui orfani, vedove e feriti aumentano invece di diminuire», accusa il vescovo di Odessa ammettendo tutto il timore per un secondo Natale con la possibilità di bombardamenti russi. Mons. Shyrokoradiuk non per questo non comprende la situazione generale, con l’Occidente sfibrato dagli aiuti per l’Ucraina: «Noi capiamo l’Occidente, questo deve essere chiaro. Il conflitto sta andando avanti da troppi mesi e ancora non se ne vede la fine», racconta ancora il vescovo che conferma l’aumento significativo dei bombardamenti appena prima di Natale, «Quando abbiamo qualche giorno tranquillo, è vera gioia. Per fortuna, grazie all’Europa e agli Usa, riusciamo a fronteggiare meglio le incursioni».



SHYROKORADIUK (VESCOVO PALERMO): “PAPA FRANCESCO LIBERO DI ESPRIMERE IL SUO PENSIERO. SULLA RUSSIA…”

Il Natale ad Odessa e in generale nel resto dell’Ucraina verrà passato con la speranza rivolta in Colui che è già venuto per salvare il mondo: «vivremo il Natale con la  speranza che le ostilità finiscano presto. Preghiamo per i soldati che ci difendono, gli orfani e le vedove», racconta ancora il vescovo al QN. La preghiera per la pace, rinnovata anche per questo Natale da Papa Francesco, verrà ricordata nella Santa Messa di oggi e dei prossimi giorni: «Questa preghiera è già compresa nella messa, fonte e culmine di tutta la fede cristiana».



Davanti alle armi sempre in movimento, l’unica vera speranza è la pace da ottenere però senza che si torni al terrore del passato con l’Ucraina sotto l’influenza russa nell’URSS: per mons. Shyrokoradiuk «Il nostro è un conflitto che non è iniziato lo scorso anno, va avanti dal 2014, anche se il mondo non ha voluto vederlo. Non c’è altra via d’uscita se non quella di combattere per la nostra libertà. A Putin il Donbass e la Crimea non bastano. Dopo l’Ucraina si prenderà l’Europa. E noi non vogliamo essere le vittime sacrificali della restaurazione sovietica». Chiosa finale sulle distanze avute in questi mesi con Papa Francesco e i vescovi della Chiesa ucraina, oltre al giudizio sulla missione di pace portata avanti dal cardinale Matteo Maria Zuppi: secondo il vescovo di Odessa, il Pontefice non è un politico e quindi non deve piacere a tutti, né si può impedirne la libertà nell’esprimere i suoi pensieri, «Francesco può anche sbagliare nelle sue opinioni e quanto ha detto sulla Russia, Caterina II e Pietro I non ha trovato d’accordo noi vescovi ucraini, perché è sbagliato». Sullo sforzo del Vaticano in moto verso la pace in Ucraina, il vescovo conclude che la Santa Sede e l’Europa «sono state ingenue nel pensare di poter convincere Putin a sedersi al tavolo delle trattative. Nonostante tutto, abbiamo pregato per il successo dell’iniziativa (dell’arcivescovo di Bologna, ndr) che ad oggi non è andata a buon fine».