IL RACCONTO DEL VESCOVO DI ODESSA SULL’ATTUALE STATO DELLA GUERRA IN UCRAINA
Con una lunga intervista sul Quotidiano Nazionale il vescovo greco-cattolico di Odessa – mons. Stanislav Šyrokoradjuk – risponde a chi nella Chiesa d’Ucraina giudica Papa Francesco un filo-Putin ma allo stesso tempo lancia un appello al Vaticano affinché il Santo Padre possa venire ospite presto sui luoghi di guerra per capire più da vicino gli effetti della Russia di Putin, in modo da ricredersi sulla natura dei negoziati. Sullo sfondo vi è sempre l’intervista alla RSI svizzera di Papa Francesco che ha “terremotato” i rapporti tra Chiesa, Ucraina e Russia dopo i già due anni difficili di guerra: secondo il vescovo Šyrokoradjuk l’intento della Chiesa di Roma di fermare una carneficina continua è assai lodevole, ma ripete «noi ucraini non ci arrendiamo, non possiamo farlo».
I raid sono ripresi ad Odessa da qualche giorno e la situazione resta molto tesa: «siamo in guerra, quando non ci sono attacchi siamo contenti, durante i bombardamenti corriamo a nasconderci dove possiamo», racconta il vescovo ucraino. Davanti all’appello del Papa di alzare una “bandiera bianca” non per resa ma per meglio negoziare, la risposta di mons. Šyrokoradjuk è netta: «Chi gli ha posto la domanda lo ha fatto in maniera provocatoria. Il male è nel quesito, non nella risposta che è stata indotta dall’intervistatore». Nessun ucraino chiede la resa, contesta il vescovo di Odessa a chi – come l’intervistatore della RSI – ha posto tale questione a Papa Francesco: resta chiara la missione del Papa, continua il prelato, il problema è però come viene recepita in generale l’atto stesso della guerra.
IL MESSAGGIO AL PAPA: “FRANCESCO NON È FILOPUTINIANO MA DEVE VENIRE QUI IN UCRAINA A VEDERE GLI EFFETTI DELLA GUERRA DELLA RUSSIA”
«Nessun conflitto è benedetto, noi siamo stati costretti a combattere. Questa guerra è necessaria, dobbiamo attraversarla, non abbiamo altra scelta. O ci siamo o non ci siamo più»: il vescovo di Odessa sempre al QN racconta di come il concetto di guerra “giusta” possa essere ricondotto al conflitto ucraino, nel senso che è sacrosanto il diritto di difesa dopo l’invasione avvenuta ormai due anni esatti fa. A domanda secca sul perché Kiev non dovrebbe negoziare un cessate il fuoco ora, il vescovo Šyrokoradjuk è ancora più netto: «Con chi dovremmo negoziare? Con gli assassini, con chi ci ha invaso e sta distruggendo il Paese? È assurdo».
Questo non significa però che il rapporto tra Papa Francesco, la Chiesa e l’Ucraina vada compromesso definitivamente: «Gli ucraini rispettano il Pontefice, anche se sulla guerra certe sue dichiarazioni non sono state del tutto chiare o non le abbiamo condivise. Di certo gli fanno domande provocatorie». In maniera più decisa, il vescovo di Odessa non ritiene che Bergoglio sia un “filoputiniano”, affatto: «Dico che il Papa, se fosse venuto qui e avesse visto dal vivo gli orrori di Bucha e Irpin, avrebbe avuto una visione più chiara di quello che è successo e sta accadendo in Ucraina. Tuttavia non so se sarebbe cambiato l’andamento della situazione nel Paese». Le porte dell’Ucraina per Papa Francesco restano aperte, anzi spalancate secondo mons. Šyrokoradjuk: «Per noi (una sua visita, ndr) sarebbe una benedizione».