Noi viviamo dentro un mondo costruito in gran parte sulle nostre voglie, sui nostri pensieri, le nostre paure e i nostri errori. Perché è vero ciò che ha detto il grande poeta inglese Eliot, “Il genere umano non può sopportare troppa realtà”. Infatti per noi non è automatico guardare alla realtà così come essa è. La realtà non è sopportabile perché ci conduce a ciò che non vorremmo vedere: dobbiamo perdere tutto in questa vita, in modo doloroso e “violento”. 



Quindi se desideriamo introdurci nella realtà della Via Crucis, dobbiamo iniziare domandando una grazia, quella cioè di fidarci di Chi ci ha creato, dei passi che ci fa compiere, della strada che ci spiana davanti, del fatto che il cammino che ci propone è l’unico corrispondente ai nostri desideri autentici. E il nostro desiderio più autentico è la Sua misericordia, cioè il perfetto amore, la vita eterna, la bellezza totale, la giustizia reale. Questi sono i segni della Sua misericordia.



Se il nostro cuore non resta rigorosamente blindato, se appena lascia trasparire uno spiraglio, se si apre un po’ su questo che è già il nostro cammino, allora Gesù ci invita a percorrere la via insieme a Lui. Noi siamo già sulla via crucis, ma non lo vogliamo riconoscere, vorremmo sottrarci, ignorare questo fatto, evitare di seguire. Sì, perché non siamo noi che generosamente e con compassione ci apriamo a condividere la Via Crucis di Cristo. No! È Lui che gratuitamente entra nella nostra, però da questa siamo tutti in fuga. Lui ci invita ad aprire gli occhi, a inoltrarci nella nostra Via Crucis, perché solo a questa condizione potremo accorgerci che non siamo soli, che siamo accompagnati, e soltanto così riusciremo finalmente ad abbandonarci ed essere amati.



Con questa consapevolezza ci accingiamo a guardare questa realtà piena di lacrime, dolore, sangue, sudore, menzogna, violenza e morte. Lo facciamo come siamo capaci, perché nessuno di noi ha abbastanza coraggio, nessuno è in grado di sopportare troppa realtà e perciò invito a ciascuno di tenere per mano chi ha di fianco. Allora ripetiamo “Vieni Santo Spirito, vieni per Maria” e cominciamo a guardare, partecipando ad un cammino che è il nostro, non il Suo, ma nel quale Lui ci precede.

Che cosa accade in questi gesti di Gesù così insostenibili, quasi indescrivibili? Ricordo che quando è stato presentato il film di Mel Gibson sulla passione di Cristo sono comparse molte recensioni prodotte da giovani autori totalmente ignari della storia di Cristo e tutti si chiedevano che cosa venisse davvero raccontato. Non capivano perché se la prendessero così tanto con Lui, che senso avesse tutto quello che Gli veniva fatto, perché tanto sadismo e masochismo. Tutte queste domande venivano espresse senza tentare per niente di capire, di entrare nella vicenda, di immedesimarsi con la situazione. Noi non siamo tanto diversi!

Ma è possibile osservare e vivere questa vicenda in un altro modo, che desidero condividere con voi. Dobbiamo entrare in questo cammino riconoscendo ciò che sta accadendo, cioè che Gesù è realmente l’amante che sta cercando di conquistare la Sua amata.

Come disse più volte Giovanni Paolo II, se un essere umano vuole comprendere realmente la propria umanità deve guardare alla donna. L’umanità è stata scelta da Dio perché sia Sua, Lui è lo sposo e noi la sposa. Nel Vecchio Testamento sempre Dio è definito come sposo e il Suo popolo come sposa. Proviamo allora a guardare le cose con questa prospettiva. In questo cammino Gesù è un aspirante sposo, un pretendente amante che sta cercando di conquistare la sua amata, cioè noi. Come in ogni storia degna di interesse lei è in pericolo, in pericolo di dannazione eterna, si trova sull’orlo di un precipizio, di un abisso senza fondo. E lui cosa fa? Cosa compie per convincere l’amata che è Lui la strada al destino per lei, Lui la sua salvezza, colui per cui unicamente il cuore di lei è stato creato?

Ricordo che quando ero adolescente pensavo che, fra le tante, doveva esserci una donna proprio unica per me, e quando pensavo a lei mi chiedevo come sarebbe stato possibile dirle che la amavo ed essere creduto, ma creduto totalmente fino al punto che lei arrivasse a mettere la sua vita nelle mie mani, vivendo con me, appartenendo a me. Come sarebbe stato possibile? Immaginavo tutto quello che avrei sopportato, patito, sofferto, per arrivare a lei, per fare il suo bene, per salvarla, proteggerla, per raggiungerla e poterle dire con l’ultimo respiro, prima di morire, che la amavo ed essere creduto. Però, in questa scena esiste sempre il pericolo che facendo tutto questo lei risponda di non avere mai chiesto niente del genere, di non essere interessata e considerare esagerato tutto ciò. Anche noi siamo così!

Nessuno di noi pensa realmente di aver bisogno che Lui soffra così tanto per il nostro bene. Erano davvero necessarie le molte centinaia di piaghe riconosciute sul Suo corpo nella Sindone di Torino, che fosse massacrato, trafitto barbaramente, insultato, rifiutato, abbandonato, umiliato? Nulla meno di questo era necessario che accadesse al figlio di Dio, che dall’eternità godeva della gloria del Padre? Doveva ridursi a un essere come me, che ha fame, è stanco, soffre, non riesce a respirare, inciampa? Nulla di meno del suo essere spellato, umiliato e trafitto mi poteva salvare?  Ma noi ci crediamo?

Il problema dell’amata è che non si accorge, come i giornalisti che non capivano la Via Crucis di Gibson, di essere sul limite di un precipizio, non è cosciente del pericolo in cui si trova, è stupida, distratta, egoista. È bella ma non si rende conto del rischio e pensa che Lui sia esagerato; è anche brutto e disgustoso così sporco di sangue! Solamente quando lei capisce, almeno un po’, in quale situazione si trova, finalmente questo gesto la può toccare, conquistare fino al punto di gridarGli: “Vengo con te!”.

È esattamente questo che sta accadendo ora, mentre ci accingiamo a entrare in questo cammino, nel quale Lui è venuto a precederci, che non è il Suo, ma il nostro cammino. Non comportiamoci da stupide ragazze adolescenti convinte di essere le principesse del mondo che nulla può toccare; andiamo con Lui su questa strada. 

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