BUFERA SULLA VIA CRUCIS DEL PAPA: UCRAINA CONTESTA LA PRESENZA DI UNA FAMIGLIA RUSSA
A 72 ore dalla Via Crucis di Papa Francesco al Colosseo – il ritorno del rito del Venerdì Santo in presenza dopo due anni di restrizioni per la pandemia – scoppia un caso diplomatico tra l’Ambasciata dell’Ucraina e la Santa Sede su una particolare meditazione, quella della XIII Stazione.
Dopo che infatti il Vaticano ha reso noto i contenuti delle meditazioni sulla Via Crucis, realizzate quest’anno da diverse famiglie, si è scoperto che la XIII Stazione (“Gesù muore sulla Croce”) veniva affidata dal Papa da una famiglia ucraina assieme ad una famiglia russa. L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, non ci sta e su Twitter apre il “caso”: «L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo». Per questo motivo, conclude l’ambasciatore, «stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze».
VATICANO: “FAMIGLIA RUSSA E UCRAINA PORTERANNO LA CROCE, PACE DOPO LE BOMBE”
Papa Francesco ha affidato la preparazione dei testi delle meditazioni per la Via Crucis e delle preghiere ad alcune famiglie legate a comunità e associazioni cattoliche di volontariato ed assistenza: tra queste, la decisione voluta fortemente dal Santo Padre, è quella di mettere assieme due famiglie russa e ucraina per portare la croce e lanciare un messaggio di pace nei giorni terribili della guerra.
«Dopo le bombe serve la pace», ha ribadito più volte in questi giorni Papa Francesco: da qui la decisione di affidare le meditazioni della XIII Stazione, quella in cui il Cristo viene deposto dalla Croce e il Suo corpo consegnato alla Madonna, alla “doppia” famiglia che vive in Italia da mesi il terrore di una guerra ora divenuta realtà tra le loro due rispettive nazioni. Come sottolinea Vatican News nel presentare le meditazioni della 13esima stazione della Via Crucis, una famiglia ucraina e una famiglia russa specificano tutto ciò che la guerra cambia: «l’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie». Entrambe chiedono a Dio perché tutto questo, tra lacrime, rabbia e rassegnazione: «si disperano nel non riuscire più a sentire l’amore dell’Onnipotente». Sono consapevoli delle difficoltà di una riconciliazione tra i due popoli eppure invocano il Signore «perché parli nel silenzio della morte e della divisione, insegnando a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare».
Viene da chiedersi perché questo messaggio di pace così potente possa essere considerato pericoloso dall’Ambasciata Ucraina presso la Santa Sede, come se la famiglia russa in Italia possa avere qualche tipo di colpa in merito alla guerra scatenata da Vladimir Putin: una pace faticosa, un “calvario” per poterla raggiungere ma che necessita di “segni” come quelli che si vedranno venerdì 15 aprile al Colosseo.