Se il costo della vita sale, e cioè quando con la stessa cifra si riescono ad acquistare meno beni, intervengono le banche centrali, aumentando i tassi di interesse, cioè alzando il costo del denaro, così facendo riducendo i consumi e costringendo la distribuzione a evitare i rincari. È una tattica adottata da sempre, che oggi però genera qualche perplessità, visto che per buona percentuale la spinta inflattiva è generata dal conto energetico, più che dal prezzo dei generi di consumo. Se la spirale è legata alle spese necessarie (bollette), è difficile che la maggiorazione del costo del denaro possa incidere, anzi, può portare semmai a una depressione dei mercati. E infatti, a latere delle mosse della Bce, i Governi intervengono nel limitare i costi aggiuntivi sulle stesse bollette, gli oneri di sistema.
Se un settore è invece lasciato in balìa degli operatori-speculatori, l’inflazione galoppa, incidendo proprio là dove si concentra la domanda dei consumatori. È quanto sta succedendo nel travel, dove sfruttando la grande ripresa di turismo e viaggi che sta esplodendo in coincidenza con il ponte pasquale, le compagnie aeree (ma non solo) stanno applicando maxi-rincari sul costo dei biglietti. E non solo sulle tratte di collegamento con località prettamente turistiche e vacanziere, ma anche e forse soprattutto su quelle necessarie ai ricongiungimenti familiari di lavoratori o studenti fuori sede. Con buona pace della famosa continuità territoriale e di qualsiasi strumento di legge che avrebbe lo scopo di garantire i servizi di trasporto e “rafforzare la coesione tra le diverse aree di uno stesso Stato, superando svantaggi connessi alla loro lontananza”.
Assoutenti sostiene che rispetto allo scorso anno i voli nazionali hanno registrato un aumento del 71,5%, e quelli internazionali del 59%. Altroconsumo ha confrontato i prezzi dei biglietti aerei più economici di alcune tratte nel periodo pasquale, e ha concluso che si può arrivare a una variazione del +316% rispetto a un non festivo. Esaminando solo le tre compagnie “più economiche”, risulta che la tratta Milano-Palermo a/r costa 336 euro con Ryanair (+316% rispetto a un periodo non festivo), 428 euro con EasyJet (+198%) e 374 euro con ITA Airways (+140%). In genere, una prenotazione di volo nel periodo pasquale costa mediamente 380 euro, che è quanto spenderebbero quattro persone se viaggiassero 15 giorni prima.
Altri esempi arrivano dall’Onf, l’osservatorio nazionale di Federconsumatori, che ha monitorato le principali tratte e analizzati i costi dei biglietti di treni, aerei e pullman per un viaggio nel weekend di Pasqua (dal 7 all’11 aprile), confrontandoli con i costi per un weekend di marzo (dal 17 al 20). È emerso che i costi di un viaggio in treno alta velocità per un adulto, in seconda classe e con la tariffa economica (che permette il cambio, ma non il rimborso), aumentano mediamente del 4%. Risultano notevolmente più elevati i rincari sulle tratte con partenza da Milano verso Bologna, Firenze e Napoli, con aumenti medi di circa il 25%. Anche nel caso dei biglietti aerei si registrano rincari elevati per quasi tutte le tratte analizzate, con aumenti medi del 90%. In particolare, le tratte Roma-Bari e Milano-Bari segnano rincari rispettivamente del +240% e del +89%. Ma la tipologia di viaggio in cui si registra la maggiore differenza di prezzo è il pullman, forse perché la più gettonata: l’aumento medio è del +97%. “Rincari estremamente elevati – sostiene l’associazione – che per molte realtà familiari possono risultare proibitivi. Sicuramente i costi energetici influiscono, ma non tanto da giustificare picchi di oltre il 120%”.
Gli esempi di Federconsumatori, sul periodo 7-11 aprile vs 17-20 marzo: Frecciarossa Milano-Napoli 220 euro (+18%), Milano-Firenze 141 euro (38%); aereo Milano-Bari 217 euro (+89%), Milano-Palermo 236 euro (+119%); pullman Roma-Lecce 111 euro (+161%), Bologna-Napoli 106 euro (+65%). “È fondamentale – commenta Federconsumatori – che le autorità competenti intervengano per calmierare costi così proibitivi, che ledono fortemente il diritto alla mobilità dei cittadini, e per sanzionare eventuali pratiche scorrette. Per questo, come già fatto in occasione delle festività natalizie, segnaleremo tali pratiche all’Autorità garante della concorrenza e del mercato”.
Di fatto, si tratta di aumenti che somigliano al mix di inflazione-speculazione contrastato dalle banche centrali. Per il travel, però, aumentare il costo del denaro non porterebbe a nulla. Si invocano piuttosto quei monitoraggi che logica vorrebbe venissero automaticamente intensificati proprio in coincidenza con i periodi di vacanza, e interventi di calmierazione che pur in un mercato libero si rendono plausibili là dove si sfrutta l’aumento della domanda per applicare rincari ingiustificabili. E invece…
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