Nelle nuove raccomandazioni della Commissione Europea per i viaggi in Ue si fa esplicito riferimento ai provvedimenti italiani, in particolare sulla misure del Green Pass adottate in questi mesi: si segue la “via italiana” per quanto riguarda la durata massima del certificato Covid (9 mesi e non più 12) con una lieve ma fondamentale differenza in merito ai vaccinati.
«Una persona in possesso di un certificato digitale Covid Ue valido in linea di principio non dovrebbe essere soggetta a ulteriori restrizioni, come test o quarantena, indipendentemente dal luogo di partenza nell’Ue. Alle persone senza un certificato digitale Covid Ue potrebbe essere richiesto di sottoporsi a un test effettuato prima o dopo l’arrivo», così si legge nelle raccomandazioni inviate da Bruxelles a tutti i Paesi membri. In questo modo, tradotto, il tampone per la verifica sul Covid-19 e l’eventuale quarantena che alcuni Paesi richiedono oltre al pass sanitario rimarrebbero in esclusiva ai soli non vaccinati: un provvedimento che, se adottato, renderebbe ancora più abissale dell’attuale “Super Green Pass” la differenza tra “vax” e “no vax” nel nostro Paese.
LE NUOVE INDICAZIONI UE SUI VIAGGI
«Raccomandiamo agli Stati membri un periodo di validità standard per il green pass di nove mesi dalla vaccinazione completa. Al di là dei nove mesi il certificato non dovrebbe più essere accettato a meno che non sia stata somministrato un richiamo (terza dose, ndr)», ha spiegato il commissario europeo alla Giustizia, Didiier Reynders illustrando a Bruxelles il documento sulla raccomandazione ai viaggi in Ue. Per evitare approcci divergenti tra i diversi Stati – ha spiegato ancora Reynders – «la Commissione propone un periodo standard di accettazione di 9 mesi per i certificati di vaccinazione rilasciati dopo il completamento della serie di vaccinazioni primarie. Il periodo di 9 mesi tiene conto della guida del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sulla somministrazione di dosi di richiamo a partire da 6 mesi e prevede un periodo aggiuntivo di 3 mesi per garantire che le campagne di vaccinazione nazionali possano adeguarsi e i cittadini possono accedere ai booster». In questo modo – ricordando che si tratta di raccomandazioni e non di regole obbligatorie – gli Stati membri d’ora in poi non dovrebbero rifiutare un certificato di vaccinazione rilasciato da meno di 9 mesi dalla somministrazione dell’ultima dose della vaccinazione primaria. Per i richiami al momento, conclude la Commissione Europea, «non ci sono studi che affrontino espressamente la loro efficacia e quindi non è possibile determinare un periodo di accettazione per i richiami. Tuttavia, visti i dati emergenti, ci si può aspettare che la protezione dalle vaccinazioni di richiamo possa durare più a lungo di quella risultante dalle serie di vaccinazioni primarie».