DIEGO MARADONA: LA MANO DE DIOS E IL GOL DEL SECOLO
Diego Maradona è morto, viva Diego Maradona. La notizia shock rimbalza in tutto il mondo nel pomeriggio inoltrato di mercoledì 25 novembre. Lo avevamo celebrato meno di un mese fa in occasione dei suoi 60 anni, torneremo a farlo ma con il cuore molto più pesante, al sapere che non c’è più. Di Maradona si è detto e scritto di tutto: un dio per Napoli e l’Argentina, il miglior giocatore della storia per tanti, il secondo per altri, un sopravvalutato pur straordinario, uno che ha aggirato parecchi ostacoli in modo non sempre legale, e via discutendo. Il Diego Maradona calciatore si mescola con il Diego calciatore: purtroppo, come spesso avviene con personaggi capaci di trascendere l’oggettività del contributo nel loro campo, il rischio è quello di cadere nella retorica. E allora, il Pibe de Oro che vogliamo celebrare noi è quello dei gol: possono piacere o meno ma restano, scolpiti nel granito della leggenda. Ovviamente, Maradona è anche e soprattutto Mano de Dios: è il 22 giugno 1986 all’Azteca, dove 7 giorni più tardi vincerà il Mondiale, quando al minuto 51 Diego si inerpica su un pallone che si impenna dalla destra, salta e incredibilmente anticipa Peter Shilton proteso nell’intervento. Il portiere dell’Inghilterra è il primo a rendersi conto che il numero 10 dell’Argentina ha colpito con il pugno chiuso, unico modo per segnare: la Mano de Dios, appunto.
LA DOPPIETTA AL BELGIO
Anche qui, la retorica: la guerra delle Falkland (o Malvinas), un gesto palesemente antisportivo (non possiamo che chiamarlo così), l’arbitro e il guardalinee non videro, il gol fu convalidato.Diego Maradona lo ha sempre difeso, tirando in ballo pretesti geopolitici e non solo; tanto, per mettere d’accordo tutti, quattro minuti più tardi prese palla a centrocampo, lasciò sul posto mezza difesa inglese e segnò quello che è stato considerato il gol del secolo. Una magia, il suo lascito o il più fulgido dei tanti lasciti. Curiosamente, tanti anni dopo lo avrebbe imitato il suo degno erede Lionel Messi, ancora giovane e in una partita “anonima” di Coppa del Re contro il Getafe: mettete a confronto i due video, è come se la Pulce avesse replicato per filo e per segno, finanche nelle sfumature, il grande maestro. In quel Mondiale messicano nella semifinale contro il Belgio, Diego avrebbe poi timbrato un’altra doppietta: il secondo gol un altro capolavoro, chiuso con la griffe di sinistro quasi cadendo, ma riuscendo comunque a trafiggere l’eroico e istrionico Jean-Marie Pfaff.
I GOL IN SERIE A DI DIEGO MARADONA: LA PUNIZIONE IMPOSSIBILE CONTRO LA JUVENTUS
Ecco: i due gol all’Inghilterra rappresentano forse il Maradona più “mainstream”, quello che anche “l’uomo della strada” conosce. Il punto è che Diego, come tutti i grandissimi, è diventato quasi un highlight a sé stante: ovvero, ci sono delle immagini e dei gol dell’argentino che abbiamo visto decine, centinaia di volte, come quei palleggi nel cerchio di fotografi e sotto le tribune gremite del San Paolo, nel giorno della sua presentazione al Napoli. Di reti splendide, Maradona ne ha fatte tantissime: in Italia, per dire, ne possiamo scegliere tre fra le tante. La prima: direttamente da calcio d’angolo con il suo sinistro magico, contro la Lazio. Il secondo: una magia da centrocampo contro il Verona – che, parentesi, gli è sempre stato “sul groppone” a causa dell’accoglienza da parte dei tifosi veneti. Verona fu la prima trasferta in Serie A, l’Hellas il primo avversario di sempre: avrebbe vinto lo scudetto, ma poi Diego si sarebbe vendicato. Il terzo, un altro cotto e mangiato in qualunque salsa possibile ma sempre divino: la punizione in area contro la Juventus. Quella barriera bianconera troppo vicina, lo spazio fisicamente insufficiente per far passare il pallone e metterlo in porta, il colpo da biliardo, o “da Maradona”, a fargli invece scavalcare il muro e piazzarlo sotto la traversa.
IN ARGENTINA: IL SUPERCLASICO E IL POKER AL LOCO GATTI
Abbiamo altro? Sì, abbiamo tanto altro. Possiamo per esempio tornare al 1981: un Maradona che doveva ancora diventare El Diez, che giocava nell’amato Boca Juniors, che in un SuperClasico contro il River Plate (quale migliore scenario per un ragazzo xeneize?) si inventa un capolavoro. La palla arriva da destra e viene deviata da un difensore: Diego Maradona la uncina con il sinistro, aspetta l’uscita del portiere, lo aggira toccando sempre con il mancino e scartando verso destra, si avvicina alla porta dove un difensore si è piazzato sulla riga, guarda il difensore, gli mette la palla a mo’ di sfottò nella porzione più piccola lasciata a disposizione. Diego però, al Boca ha fatto anche male: l’anno prima del capolavoro appena descritto, giocava ancora nell’Argentinos Juniors. In patria lo conoscevano come un grande talento in divenire, ma ovviamente doveva farsi parecchia fama: per innervosirlo Hugo Gatti, portiere gialloblu conosciuto come El Loco, lo chiamò “barilotto” e gli mandò a dire che non sarebbe mai riuscito a fargli gol. Lui rispose che ne avrebbe segnati quattro, e mantenne la promessa: ci aggiunse anche il fiocco regalo, perché dopo un rigore andò a segno con due punizioni pazzesche – in particolare la prima, da posizione molto defilata – e con un favoloso pallonetto volante, di esterno e dopo uno stop di petto in corsa.
DIEGO MARADONA: IL GOL ALL’ITALIA E LA FINE DELLA GLORIA
Siamo a otto gol, ma Diego Maradona è El Diez e dunque dobbiamo aggiungere due reti alla collezione. Possiamo pescare un po’ ovunque, ma torniamo ai Mondiali: il gol numero 9 è quello realizzato all’Italia, sempre nel 1986, nella fase a gironi. Talmente bello da sembrare banale: Diego fa quello che nel basket chiameremmo pick and roll, porta via l’uomo e “rolla”, appunto, lanciandosi verso l’area per ricevere il passaggio. Che arriva: El Diez prende il tempo a Franco Baresi, alza il sinistro e con un tocco morbido mette il pallone sul secondo palo con Giovanni Galli che ne segue la traiettoria e poi non può fare altro che mettersi le mani sui fianchi. Il decimo gol è anche quello con cui Maradona ha salutato il calcio giocato, di fatto: era tornato al Newell’s Old Boys ma veniva da anni spenti, eppure fu comunque convocato per la Coppa del Mondo negli Stati Uniti. Il 25 giugno, nella seconda partita del girone, mise un sinistro all’incrocio contro la Grecia e poi andò a urlare contro la telecamera, come a scaricare tutta la frustrazione per le critiche ricevute. Purtroppo, almeno per una volta avevano ragione gli altri: dopo aver giocato (e vinto) contro la Nigeria, Maradona fu trovato positivo all’efedrina. Finì lì: gli almanacchi raccontano di altri due anni nel suo Boca, ma servirono giusto per sistemare qualche statistica.