Gianmarco Tamberi, per tutti “Gimbo”, ha vinto la medaglia d’oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo 2020, condividendo il gradino più alto del podio insieme a Barshim, atleta del Qatar. L’Italia dell’atletica leggera, grazie anche al memorabile trionfo di Marcell Jacobs nella finale dei 100 metri, ha vissuto una giornata memorabile e ancor di più questo concetto vale per chi, come Tamberi, questi Giochi a cinque cerchi li ha fortemente voluti, inseguiti, rincorsi. E, ironia della sorte, “saltati”. Sì, perché cinque anni fa, nel 2016, proprio alla vigilia della spedizione azzurra per Rio de Janeiro, un grave infortunio spezzò le ambizioni di medaglia del nostro atleta, che si abbandonò a un pianto disperato.



Ci ha sempre creduto, però, Gimbo. Anche quando è stato costretto a vivere quella rassegna, quella a cui tutti gli sportivi ambiscono di partecipare, da semplice spettatore e non da protagonista. Si è allenato, ha sudato, non ha lasciato nulla al caso. Nessun dettaglio, nessuna minima omissione. Il Coronavirus ha prolungato l’attesa di ulteriori, interminabili dodici mesi, ma il tempo, si sa, è galantuomo, e restituisce dopo ciò che prima ha sottratto. Gianmarco, oggi, su quella pista d’atletica, non era solo: c’era una nazione intera con lui. Era lì a ricordargli i sacrifici, il dramma vissuto, la sua rinascita. Ma, soprattutto, a sporgergli una piuma già intinta nell’inchiostro: ché il lieto fine di una delle più incredibile favole sportive doveva ancora essere scritto.



GIANMARCO TAMBERI, VIDEO: È ORO ALLE OLIMPIADI NEL SALTO IN ALTO

Una prestazione sublime quella di Gianmarco Tamberi a Tokyo. Una scalata perfetta, cominciata con un 2,19 iniziale e culminata in un 2,37 da urlo, senza mai fare cadere l’asticella, che ha traballato vistosamente in occasione del salto a 2,35. Tuttavia, non è caduta. È rimasta lì, non poteva non rimanere lì: anche l’atletica ha i suoi numi, che spesso si ergono a giudici e decretano il destino dei campioni. Poi, il testa a testa con Barshim: tre errori a 2,39 per quest’ultimo, tre tentativi falliti alla medesima misura per Gimbo. Che fare? I due optano per l’oro ex aequo, rinunciando a uno spareggio che, a mente fredda, sarebbe stato folle: perché rischiare di perdere un oro sicuro, se non per una vanagloria a dir poco insana?



Per Tamberi, a quel punto, è scattata la festa, con tanto di tricolore e abbracci con atlete e atleti di ogni nazione: perché Gimbo non è solo italiano, Gimbo è cosmopolita, Gimbo è di tutti. Ai microfoni di Rai Sport ha confessato: “È un sogno che avevo dentro da tanti anni. Abbiamo vinto le Olimpiadi dopo aver vissuto periodi difficilissimi. Non c’era una persona con cui avrei condiviso la medaglia se non con Barshim, che ha subìto il mio stesso infortunio: lui è il saltatore più forte di tutti i tempi, se lo meritava. Io credo di aver realizzato un sogno, un pezzo di storia che resterà sempre con me. Non dormirò mai più, abbiamo fatto qualcosa di magico. Ho portato il gesso in pedana perché per me significa tutto”. C’è da credergli: Gianmarco Tamberi non mente mai. E neppure il suo talento, per la gioia dell’Italia intera.