Il video che mostra pipistrelli nel laboratorio di Wuhan e diffuso in esclusiva da Sky News Australia è stato pesantemente attaccato da Shi Zhengli, scienziata cinese del Wuhan Institute of Virology, che ha rilasciato un’intervista, in parte telefonica e in parte scritta, ai colleghi del “New York Times”, che le hanno chiesto il motivo per il quale non abbia voluto fornire le prove della sua innocenza, dal momento che lei ha sempre sostenuto che il suo laboratorio non avrebbe contenuto la fonte genetica del virus SARS-CoV-2, la stessa che, secondo alcune ipotesi, sarebbe poi fuggita in qualche modo dalla struttura.



Raggiunta al cellulare, Zhengli ha asserito furiosa: “Come diavolo posso darvi la prova di qualcosa su cui non esistono prove? Questa spazzatura viene riversata su una scienziata innocente!”. Successivamente, l’esperta ha riattaccato, ma il confronto con i giornalisti è proseguito attraverso uno scambio di e-mail, al cui interno la dottoressa 57enne ha fermamente negato il fatto che tre suoi colleghi, impiegati come lei nel laboratorio di Wuhan, si siano ammalati nel novembre 2019, presentando per giunta sintomi compatibili con il virus Covid-19: “Non abbiamo avuto alcun caso. Se potete, datemi i nomi dei tre per aiutarci a verificare”.



PIPISTRELLI NEL LABORATORIO DI WUHAN E VIRUS FUGGITO? SHI ZENGLI NEGA TUTTO

A proposito di questo scontro tra Shi Zengli e i colleghi del “Times”, giova rammentare che soltanto lunedì la tv Sky News Australia ha mandato in onda un filmato girato nel 2017 e in cui si osservano dei pipistrelli vivi chiusi in una gabbia presso il laboratorio di sicurezza 4 appena inaugurato a Wuhan. Tuttavia, questo avrebbe del clamoroso, dal momento che Shi Zhengli non ha mai asserito di aver fatto giungere nel laboratorio di Wuhan i pipistrelli che lei stessa si era recata a studiare nello Yunnan, nell’ambito di alcune spedizioni. Peraltro, proprio in quel luogo tre operai incaricati di ripulire il guano dei pipistrelli da una miniera si sarebbero ammalati e sarebbero deceduti nel 2012, ma la stessa scienziata sostiene che lo studio dei campioni prelevati dalle vittime non evidenziavano la presenza di alcun Coronavirus accostabile a quelli appartenenti alla tipologia Sars, in grado di generare sindromi polmonari.

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