Esiste una correlazione positiva fra l’attività fisica e i videogiochi, soprattutto per quanto riguarda i ciclisti. E’ questo quanto emerge da uno studio condotto da alcuni ricercatori delle università di Danimarca, Italia, Regno Unito e Spagna, che hanno studiato il comportamento di ciclisti professionisti, ritenuti “altamente allenati e d’élite”.



Stando a quanto emerso, eseguire dei compiti impegnativi a livello cognitivo dopo un allenamento fisico standard potrebbe giovare alle prestazioni dei ciclisti. L’autore dello studio è il professor Christopher Ring, docente presso la “School of Sport, Exercise and Rehabilitation Sciences” dell’Università di Birmingham, ed ha dichiarato che attività come i videogiochi o i social media, possono essere un modo “naturale” per affaticare il cervello.”Una delle principali fonti di affaticamento mentale, di cui probabilmente tutti sono colpevoli in questi giorni, è l’uso dei social media. Gli studi condotti negli ultimi due anni hanno dimostrato che se ci si dedica ai social media per circa 30 minuti, si entra in uno stato di affaticamento mentale. Molte persone giocano anche ai videogiochi su mobile, e alcuni sostengono che questo può produrre uno stato di affaticamento mentale”.



VIDEOGIOCHI MIGLIORANO PRESTAZIONI CICLISTI: “UNA MAGGIORE RESILIENZA MENTALE”

E ancora: “Mentre l’allenamento tradizionale per incrementare la resistenza degli atleti si concentra sul miglioramento della forma fisica, gli scienziati sportivi si stanno rivolgendo sempre più ad allenare la resistenza alla fatica mentale per migliorare ulteriormente le prestazioni. Quando gli atleti eseguono la Brain Endurance Training (BET) dopo una sessione di allenamento fisico, il carico cognitivo complessivo della sessione di allenamento aumenta. Nel tempo, questo può aumentare la resistenza mentale, portando a miglioramenti fisici. È importante, tuttavia, che non aggiunga un ulteriore carico fisico sul sistema cardiovascolare e muscolo-scheletrico dell’atleta”.



Quindi Ring ha spiegato: “A livello di sport d’élite, questa maggiore resilienza mentale potrebbe ridurre il rischio di infortuni e fare la differenza nelle prestazioni complessive. Il nostro lavoro mostra anche come la BET possa essere personalizzata per adattarsi alle esigenze di allenamento degli atleti, in modo che essi siano in grado di utilizzare questi strumenti anche all’interno di un programma impegnativo e faticoso”.