La Florida punta a vietare i pronomi trans nelle scuole. Il governatore Ron DeSantis, infatti, sostiene la proposta di legge su questo argomento, al fine di “proteggere gli insegnanti dall’uso di un linguaggio che violerebbe le loro convinzioni”. Ne dà notizia sulle sue colonne il “Daily Telegraph”, spiegando che DeSantis già l’anno scorso ha rivisto l’insegnamento nelle scuole dello Stato, vietando la didattica della “teoria razziale critica” e imponendo restrizioni su come a lezione si apprendano nozioni circa tematiche come l’orientamento s*ssuale.



Va detto che in Florida la popolarità di DeSantis ha permesso ai repubblicani di ottenere ampi guadagni nelle elezioni legislative dello scorso anno, concedendo al partito una super-maggioranza, il che significa che la misura “anti-pronomi trans” è probabilmente destinata a passare. Di fatto, la misura vieterebbe al personale e agli studenti di usare pronomi che non corrispondano al s*sso del bambino alla nascita. Inoltre, essa ritarderebbe le lezioni sull’educazione s*ssuale e sull’identità di genere fino a dopo la terza media, quando i bambini hanno 13 e 14 anni.



NO AI PRONOMI TRANS A SCUOLA: LA LEGGE DI DESANTIS IN FLORIDA

Il “Daily Telegraph” ha aggiunto che la legge Desantis dà ai genitori il diritto di fare causa ai distretti scolastici se questi ignoreranno i loro desideri in materia di educazione s*ssuale. Clay Yarborough, senatore repubblicano che ha presentato l’ultima legge, ha affermato che essa sancisce il diritto “dato da Dio” dei genitori di educare i propri figli. “La decisione su quando e se certi argomenti debbano essere presentati ai bambini piccoli spetta ai genitori – ha affermato –. Il disegno di legge protegge anche gli studenti e gli insegnanti dall’essere costretti a usare un linguaggio che violerebbe le loro convinzioni personali”.



Altre modifiche proposte al disegno di legge inerente al non utilizzo dei pronomi trans a scuola, ha concluso il quotidiano, “darebbero ai genitori il potere di porre il veto sul materiale didattico delle classi, con la raccomandazione di eliminare gli studi di genere come materia principale – o specialistica – nel curriculum universitario”. Tuttavia, i critici hanno avvertito che queste misure isoleranno gli studenti LGBTQ: “Sarà difficile per loro ricevere il pieno sostegno che le scuole dovrebbero dare a tutti i bambini”, ha asserito amareggiata Sarah Warbelow, direttrice legale della Human Rights Campaign.