CORTE D’APPELLO CONFERMA LEGGE TENNESSEE: “VIETATE LE OPERAZIONI TRANS SUI MINORI”
Dopo la Florida e il Kentucky anche il Tennessee arriva a confermare la legge sul divieto di operazioni/trattamenti per rendere transgender i minori: la Corte d’Appello Usa ha infatti confermato la legge che impedisce agli operatori sanitari di eseguire interventi chirurgici di affermazione del genere su minori, ma anche di somministrare terapie ormonali o bloccanti della pubertà ai bambini.
La Corte d’Appello degli Stati Uniti ha dunque affermato che i ricorrenti pro-LGBTQ+ contestanti la legge del Tennessee non potevano dimostrare che la norma stesse violando la Costituzione Usa. La giuria di tre giudici ha votato (2 vs 1) per revocare la decisione di un tribunale in primo grado che aveva invece impedito in un primo momento allo Stato del Tennessee di far rispettare la legge mentre veniva impugnata.
COSA HA DECISO LA CORTE USA SULLA LEGGE DEL TENNESSEE “ANTI-INTERVENTI TRANS SU MINORI”
«I giudici federali a vita dovrebbero stare attenti a rimuovere un argomento irritante e nuovo del dibattito medico dai flussi e riflussi della democrazia costruendo una costituzione federale in gran parte non modificabile per occupare il campo», ha scritto nella sentenza il giudice Jeffrey Sutton per la corte d’appello. Da par suo, lo Stato guidato dal repubblicano Bill Lee aveva motivato la necessità di una legge che tutelasse i minori da interventi trans «per proteggerli da danni permanenti».
Lo scontro con le associazioni medico-sanitarie è andato avanti per mesi in quanto molte categoria consideravano «le cure per l’assegnazione di genere» come potenziali “salva-vita”.. Come spiega “ProVita & Famiglia” la legge è andata in tribunale dopo che tre minorenni transgender, i loro genitori e un medico hanno citato in giudizio diversi funzionari statali affermando che «la legge viola il giusto processo e la pari protezione della Costituzione degli Stati Uniti». Nonostante ciò la Corte d’Appello ha dato ragione allo Stato spiegando che «Gli interessi del Tennessee nell’applicare la legge ai suoi residenti e nel poter proteggere i propri figli dai rischi per la salute pesano molto a favore dello Stato in questo frangente». Come spiegano però diversi esperti in materia – come la psichiatra canadese Susan Bradley (fondatrice negli anni Settanta di una clinica per minori “disforici”), la pediatra Usa Michelle Cretella o la sociologa italiana Daniela Danna – il passaggio dalla terapia psicologica ai farmaci è stato un grave errore, in quanto «i loro effetti sono gravi e non reversibili, perché quei trattamenti sono autoritari e sperimentali». Sottolinea in ultima analisi Jacopo Toghe, portavoce di “ProVita”, commentando la sentenza del Tennessee «in 9 casi su 10 la disforia dei bambini è solo temporanea e maschera altri disturbi. Lasciamo che i ragazzi siano ragazzi e che le ragazze siano ragazze!».