Troppe volte nei luoghi di lavoro e a scuola l’acconciatura è diventata motivo di discriminazione: per questo motivo la California è diventata il primo stato americano a varare una legge che vieta la discriminazione per i propri capelli naturali. Il provvedimento firmato dal governatore democratico Gavin Newsom, denominato “Crown Act”, ha come suo principale obiettivo la messa al bando di quei preconcetti sulle chiome afro, dreads o rasta, che spesso e volentieri hanno portato i datori di lavoro ad imporre dei cambi di capigliatura per rendere la chioma liscia o comunque non naturale. Come riferito da “Vox”, da questo momento non sarà più possibile richiedere ai dipendenti e agli alunni di stirare i capelli afro, un intervento che di fatto va ad agire su un tratto tipico delle persone di colore.
VIETATO DISCRIMINARE PER CAPELLI AFRO
In un contesto come quello italiano qualcuno potrebbe porsi dei dubbi sulla necessità di un provvedimento che vieti la discriminazione per i propri capelli naturali. Sono stati invece moltissimi i casi in cui gli afroamericani sono stati costretti dai datori di lavoro e dalle scuole ad omologarsi rispetto agli standard bianchi. E’ successo ad esempio nel 2013, quando Bp aveva licenziato una manager per un look dei capelli definito “etnico”; lo scorso anno invece un 14enne è stato allontanato dalla propria scuola a Fresno, in California, per la sua acconciatura. La senatrice Mitchell, come riferito da Vox, lo scorso mese aveva motivato la natura del provvedimento: “Per secoli i neri e le donne non hanno sfidato questi standard. Abbiamo stirato i capelli con il calore e con sostanze chimiche per soddisfare quegli standard eurocentrici. Per troppi anni ci sono stati troppi casi di dipendenti a cui è stata negata una promozione o addirittura licenziati a causa del modo in cui hanno scelto di portare i capelli”.