La pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare sarà vietata. La Camera ha approvato un emendamento a un disegno di legge che stabilisce nuove regole sul modo in cui vengono pubblicati da giornali e media gli atti dei processi. Pertanto, fino al termine delle indagini preliminari, sarà vietato pubblicare integralmente o in parte il provvedimento con cui un giudice decide le misure cautelari, come carcerazione o arresti domiciliari, per una persona indagata. A meno che il divieto non diventi più restrittivo, si potrà comunque dare la notizia di ciò che è scritto all’interno dell’ordinanza.



A presentare l’emendamento è stato il deputato di Azione Enrico Costa, che è responsabile giustizia del partito guidato da Carlo Calenda. Il testo è stato inserito in un disegno di legge di delegazione europea, quel tipo di legge con cui l’Italia recepisce norme dell’Ue. Il disegno di legge dovrà essere approvato anche dal Senato, ma non ci sono dubbi riguardo la presenza del nuovo emendamento anche nel testo finale, del resto è stato approvato da una larga maggioranza composta dai partiti della destra al governo e dai centristi di Azione e Italia Viva, con 160 voti favorevoli e 70 contrari.



PERCHÈ SI PARLA DI “LEGGE BAVAGLIO” E COSA PREVEDE EMENDAMENTO

Attorno a questa norma sono già scoppiate diverse polemiche. Repubblica, ad esempio, l’ha definita «legge bavaglio», il Fatto Quotidiano parla di «super-bavaglio», sostenendo che di fatto verrà fortemente limitata la libertà dei giornali di pubblicare notizie. Per quanto riguarda i partiti, a opporsi è il Movimento 5 Stelle, che ha votato contro l’emendamento. L’ordinanza di custodia cautelare è un atto che contiene un riassunto delle cose per le quali è stata aperta l’indagine e le motivazioni per cui si ritiene giustificata una certa misura cautelare. Va consegnata alla persona indagata e agli avvocati difensori. Il contenuto è spesso utile ai giornalisti per capire il motivo per il quale una persona è indagata. Molte volte si citano testualmente dei passaggi per dare prova di ciò che si dice e per evitare di distorcerne il contenuto. Ma spesso sono contenuti non facilmente comprensibili per chi non è esperto di diritto.



Per Costa limitare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fornirà maggiori garanzie agli indagati, nella convinzione che riferire testualmente il contenuto delle accuse in una fase così preliminare contribuisca ad aumentare la percezione di colpevolezza degli stessi, quando di lì a poco il giudice potrebbe anche decidere che non ci siano abbastanza elementi per mandarlo a processo. Inoltre, le accuse possono poi cambiare anche molto. Peraltro, spesso contengono anche intercettazioni telefoniche o altri aspetti della vita privata dell’indagato, che potrebbero poi rivelarsi inutili ai fini dell’indagine. Quindi, pubblicando quelle informazioni si viola la privacy dell’indagato. Per quello che se ne sa ora in ogni caso l’emendamento di Costa non impedirà di pubblicare la notizia, cioè il fatto che a una persona indagata è stata imposta una misura cautelare, né di riassumere il contenuto di quel documento.