Sarà un’inchiesta a puntate quella che Monsignor Carlo Maria Viganò – ex nunzio Usa, in aperto scontro da anni contro il magistero di Papa Francesco e l’intera curia romana – pubblicherà su La Verità in merito al delicato e intricato “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick (dal 1930 al 2017)” pubblicato dalla Santa Sede lo scorso 10 ottobre. Sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro oggi viene pubblicata la prima parte, con le prime accuse neanche tanto velate che vengono mosse dall’ex nunzio a Washington tanto contro l’ex cardinale (oggi definitivamente spretato per decisione di Papa Francesco) condannato per pedofilia, quanto contro gli stessi realizzatori del vasto report di 451 pagine, ovvero la Santa Sede. Per Viganò l’intento è quello di «evidenziare le incongruenze e i conflitti di interessi che sussistono tra chi giudica e chi è giudicato, tali a mio parere da inficiare l’indagine, il processo e la sentenza». Un processo definito come farsa, “messinscena” che copre i reali e possibili complici di McCarrick: «difficile pensare che il gatto (Kevin Farrell) possa credibilmente scagionare la volpe (Theodore McCarrick); eppure questo è avvenuto, così come è stato possibile ingannare Giovanni Paolo II sull’opportunità di nominare McCarrick cardinale arcivescovo di Washington, o Benedetto XVI sulla gravità delle accuse che gravavano sul porporato».
VIGANÒ: “SU MCCARRICK VOGLIONO COPRIRE IL PAPA”
Sono durissime le tesi di Viganò che arrivano dritte, ancora una volta, contro il Santo Padre Papa Bergoglio: «la versione della Santa Sede accredita con enfasi le parole di Farrell ma ignora le mie. Si è scelto di non far deporre Sodano né Bertone. Perché?», si chiede ancora il vescovo ex nunzio nel suo reportage su “La Verità”. La tendenziosa accusa di Viganò riguarda la correttezza del processo contro l’ex cardinale condannato per pedofilia: «difficile guardare al «giudice» di questa causa senza considerare il fatto che egli possa trovarsi in una situazione di debito di riconoscenza verso l’imputato e i suoi complici». Per Viganò, il Papa è stato eletto grazie ai voti della «cosiddetta Mafia di San Gallo, della quale farebbero parte cardinali ultra-progressisti in rapporto costante e assiduo con McCarrick» e non solo anche la rinuncia di Papa Benedetto XVI deriverebbe proprio «da un’interfeenza della deep church e del deep state». La tesi di Viganò è ardita e molto dettagliata: i giudicanti di McCarrick non vogliono far trasparire nel Rapporto né i nomi né i complici dell’ex cardinale dato che in caso di condanna «potrebbero in qualche modo vendicarsi, ad esempio rivelando il coinvolgimento di personalità di spicco della curia romana, se non dello stesso Bergoglio». Il legame finale è ancora più ardito e polemico nei confronti del rapporto tra Francesco e l’establishment politico mondiale identificato negli Usa di Clinton, Obama e Biden, un tempo molto vicini al cardinal McCarrick secondo Viganò: «da un lato il deep state ha colpito la Chiesa e Benedetto XVI con l’intento di eleggere Papa un rappresentante della deep church; dall’altro la deep church ha colpito lo Stato e Trump con l’intento di eleggere un rappresentante del deep state».