Il vigile che timbrava il cartellino in mutande a Sanremo, un video che era divenuto virale e che aveva fatto il giro del web, ha vinto la propria battaglia legale, ottenendo il “successo” in tribunale, così come stabilito dalla Cassazione. Alberto Muraglia, questo il nome del vigile in mutande sanremese, come ricorda SkyTg24.it era diventato una sorta di simbolo dell’assenteismo, visto che i famosi scatti di lui in mutande mentre timbrava avevano fatto il giro del web e dei social ma anche delle redazioni e delle trasmissioni tv.



Una volta scoperto era stato accusato di truffa e infedele timbratura del cartellino, per poi essere licenziato ma lo stesso ex vigile aveva deciso di fare ricorso, ritenendo di essere stato allontanato ingiustamente dal luogo di lavoro, e proprio in queste ore i giudici della Cassazione gli hanno dato ragione. Già in Appello l’uomo aveva vinto la causa contro il Comune di Sanremo, ed ora è arrivato il verdetto definitivo con Muraglia, questo il nome dell’ex poliziotto municipale, che dovrà ottenere tutti i 130mila euro di arretrati che non gli sono stati versati dopo l’allontanamento dal luogo di lavoro.



VIGILE SANREMO TIMBRAVA IN MUTANDE: PREVISTO UN RISARCIMENTO IMPORTANTE

Ovviamente soddisfatto l’ex vigile in mutande di Sanremo, con l’avvocato, Alberto Luigi Zoboli, che ha spiegato che il suo assistito avesse chiaramente ragione, e soprattutto, è emersa una realtà differente rispetto a quella che si vedeva nel più volte sopracitato filmato incriminato.

Secondo SkyTg24.it è probabile che alla fine l’ex vigile ottenga anche più di 130mila euro visto che, secondo i legali dell’ex poliziotto di Sanremo, nell’ammontare non sarebbero state conteggiate alcune voci che potrebbero ulteriormente aumentare il “malloppo”, leggasi delle ferie non godute, ma anche interessi e rivalutazioni. Insomma, una bella vittoria per l’ex vigile in mutande, passando da presunto simbolo di un’Italia fannullona, a vincitore e magari con un ricco bottino.



VIGILE SANREMO TIMBRAVA IN MUTANDE: TUTTA COLPA DEL SECONDO LAVORO

Muraglia veniva accusato di timbrare il cartellino e poi di tornarsene a casa senza prestare servizio come doveva, ma la verità esposta dal pool di avvocati difensori dell’ex vigile in mutande era ben differente, così come confermato in questi giorni dalla Cassazione. Muraglia nella sua vita non lavorava solo come vigile ma anche come custode di un mercato, e di conseguenza apriva i cancelli alle ore 5:30 del mattino. In alcune occasioni aveva deciso di andare a timbrare il cartellino con gli indumenti intimi in quanto in ritardo proprio per via del fatto che doveva svolgere questo compito del cancello.

Approfittando del fatto che Muraglia vivesse nello stesso edificio dove timbrava il cartellino, nessuno lo avrebbe visto e non avrebbe quindi creato alcuno scandalo. Insomma, un caso decisamente risolto e viene proprio da dire che se il Comune dovrà versare più di 130mila euro al suo ex vigile, sarà in questo caso l’amministrazione comunale del paese del Festival ad essere rimasta in mutande.