È arrivata su Netflix la terza stagione di Vikings:Valhalla, lo spin-off della grande serie di successo Vikings, che ha avvicinato milioni di spettatori in tutto il mondo alla storia dell’antico popolo dell’Europa del Nord. Ancora più dei racconti precedenti le vicende narrate nella terza stagione cercano di attenersi alla storia realmente accaduta e a raccontare la vita avventurosa di alcuni tra i personaggi norreni più amati.



Del resto anche la scelta del titolo (Valhalla non è altro che l’anticamera per i morti prima di entrare nel regno di Odino) rivela la volontà di parlare di eroi realmente esistiti. Su di essi per secoli si sono tramandate leggende su cui più volte sono dovuti intervenuti gli storici a confermare o a smentire. Quello che è certo è che intorno all’anno mille l’Europa, dall’Islanda alla Sicilia, dall’Inghilterra a Costantinopoli, divenne il teatro di azioni militari e terra di conquista da parte di questo popolo di navigatori, commercianti ma soprattutto guerrieri.



Valhalla inizia il suo racconto circa 70 anni dopo la scomparsa dei protagonisti di Vikings, gli amati Ragnar e Lagertha e i loro discendenti, Bjorn, Ubbe e Ivar il Senzaosse. Gli eredi della grande epopea nata lungo le coste della Norvegia e che hanno fatto diventare un piccolo borgo di pescatori come Kattegat una vera e propria capitale, hanno lasciato eredi in mezza Europa, conquistata al prezzo di duri e sanguinosi combattimenti. Ma dopo appena pochi decenni lo scenario è cambiato radicalmente, anche grazie all’incontro con la religione cattolica e la progressiva evangelizzazione delle tribù vichinghe.



La conversione al cattolicesimo apre ai re norreni – in particolare al re danese Canuto il Grande – le porte di tutto l’Occidente. Sono guerrieri imbattibili e servono ai sovrani cattolici per fronteggiare l’avanzata mussulmana che da est minaccia il vecchio Impero bizantino e le nuove monarchie continentali. È questo il motivo principale che spinge i vichinghi a mettere radici nel Mediterraneo. In Sicilia e nel Sud Italia, in particolare, dove sono riconosciuti governanti di grande qualità. Ma lo sguardo dei più grandi navigatori della storia umana rimane rivolto a Ovest, molti di loro sono convinti che navigando verso dove il sole tramonta si possono trovano nuove terre ancora più fertili e selvagge.

I tre protagonisti di Valhalla sono, come abbiamo detto, personaggi realmente esistiti: Freydis, interpretata dalla modella svedese Frida Gustavsson, che è una eroica guerriera islandese, figlia di Erik il Rosso, e che ha partecipato alla scoperta dell’America e alla sua prima colonizzazione. Leif Erikson, interpretato dall’attore australiano Sam Corlett, che è il fratello di Freydis e l’amico inseparabile di Harald. Lo segue fino a Costantinopoli, ma poi decide di far ritorno in patria per poi sbarcare per primo sull’isola di Terranova. Infine, Harald Sigurdsson, interpretato dall’attore britannico Leo Suter, a lungo re di Norvegia, conosciuto in Europa per il suo coraggio in battaglia essendo stato per oltre 15 anni al servizio dei principi russi prima e dei re bizantini poi.

La scelta di restare fedeli alla storia dei tre protagonisti – o almeno quella che si ritiene tale – rende il racconto a volte nozionistico, ma sicuramente non è privo di colpi di scena e di suspence. Anche se la parte migliore rimane la capacità degli autori di descrivere il tratto umano dei nostri protagonisti, la loro cultura ancestrale, espressione di un popolo in gran parte ancora selvaggio, preda di credenze popolari ataviche, e mosso da una sete di conquista che ha quasi sempre origine nel bisogno di vendetta e di supremazia tribale.

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