Alla fine del suo lungo viaggio per la pace in Ucraina l’attuale presidente di turno del Consiglio UE Viktor Orban – anche primo ministro dell’Ungheria – ha inviato una lettera al presidente Charles Michel esponendo in un 10 stringati punti tutte le conclusioni che ha tratto incontrando (in un primo momento) Zelensky, poi Putin, Xi Jinping, Erdogan ed – infine – Donald Trump, quest’ultimo in calce all’ultimo vertice della Nato. Delle conclusioni – e a breve le vedremo tutte nel dettaglio – che servono a Viktor Orban per cercare di indirizzare la futura azione dell’UE (specialmente dopo la rielezione odierna di von der Leyen e la formazione della nuova Commissione) nei confronti dell’Ucraina, abbandonando definitivamente quella strada belligerante fermamente sostenuta dagli USA.



Il punto di partenza – forse ovvio – è che l’attuale situazione sul fronte tra Ucraina e Russia lascia presagire “una radicale escalation – scrive Orban – nel prossimo futuro. Ho constatato personalmente che entrambe le parti” del conflitto “sono determinate ad andare fino in fondo e nessuno dei due vuole prendere l’iniziativa per un cessate il fuoco e i colloqui di pace”. Dall’altra parte, però, secondo l’ungherese “ci sono tre attori mondiali che potrebbero influenzarli: l’Unione Europa, gli Stati Uniti e la Cina“, ma Orban sostiene anche di aver preso “in considerazione (..) la Turchia”, in quanto unico paese che “ha mediato con successo tra Ucraina e Russia (..) nel 2022”.



Viktor Orban: “Gli USA non possono giocare un ruolo nella deescalation in Ucraina”

Passando ad analizzare la posizione di tutti e tre gli attori appena elencati, Viktor Orban è partito dalla Cina che “continua” sulla strada della sua politica “per il cessate il fuoco e il dialogo di pace” in Ucraina; ma di contro teme che scenderà in campo “solo se le sue possibilità di successo saranno certe” e – purtroppo – “al momento, non è questo il caso”. Sugli Stati Uniti, l’ungherese – invece – spiega al presidente Michel che la leadership “è eccessivamente preoccupata dalla campagna elettorale. Il Presidente [Biden] sta cercando di rimanere in corsa – spiega Orban – (..), ed è ovvio che non riesce a modificare la sua politica pro-guerra in Ucraina“.



D’altra parte, il primo ministro ungherese sembra aver trovato una sorta di luce in fondo al tunnel nel “Presidente Trump” che seppur stia riservando “una minima parte della sua campagna elettorale alla politica estera” subito dopo le elezioni Orban crede che “inizierà da subito a lavorare per la pace” in Ucraina, al punto che avrebbe già “un dettagliato piano pronto“. Di contro, la vittoria di Trump “cambierà significativamente la proporzione di aiuti finanziari” per Kiev tra USA e UE “a svantaggio” di quest’ultima.

I tre punti nell’agenda di Orban: “Una pace europea, relazioni con la Russia e apertura al Sud Globale”

Duro il punto che Orban dedica all’Unione Europea che – a suo dire – sul conflitto in Ucraina ha “copiato a strategia belligerante degli USA” senza mai formulare “una strategia indipendente”; mentre il suggerimento dell’ungherese è quello di “discutere se sia razionale” continuare sulla strada americana, oppure – piuttosto – “trovare una finestra di opportunità” per sviluppare “una nuova politica personale [per] ridurre le tensioni e creare le condizioni per cessare il fuoco e aprire i negoziati di pace”. A queste osservazioni sull’Ucraina il primo ministro Orban ha anche collegato alcuni spunti di dialogo su almeno tre “iniziative” che dovrebbero essere discusse nell’imminente futuro europeo.

La prima è quella di avviare un dialogo “ad alto livello con la Cina” per portarla alla “prossima conferenza sulla pace”; la seconda è quella di “mantenere i contatti con l’Ucraina – scrive Orban -, ristabilendo anche le comunicazioni diplomatiche con la Russia” ed – infine – suggerisce di rivedere anche i rapporti con “il Sud Globale” che ci ha voltato le spalle “a causa della nostra posizione sulla guerra in Ucraina” con l’esito che “l’alleanza transatlantica è sempre più globalmente isolata”.