Susanna Brescia, arrestata col figlio Francesco Sfara e l’amante Giuseppe Menniti, aveva già provato a uccidere il convivente Vincenzo Cordì. Il retroscena sull’omicidio del cameriere di Marina di Gioiosa Jonica, bruciato quando era ancora vivo, è stato ricostruito dal Corriere della Sera. La 43enne due anni prima aveva mischiato alla minestra un falcone di barbiturici. All’epoca l’uomo si salvò per miracolo, ma non denunciò il tentato omicidio. Pare che non l’abbia fatto per amore dei figli gemelli nati dalla loro relazione. Ma Vincenzo Cordì non immaginava che l’11 novembre scorso, quando la compagna gli aveva prospettato l’idea di fare un giro in montagna, sarebbe finito in una trappola. E invece è andata così purtroppo. Il figlio della donna e l’amante li avevano seguiti. Una volta arrivati nella radura, Cordì è stato colpito con un corpo contundente, forse un grosso legno. Una volta persi i sensi, è stato caricato nella sua auto, a pancia su. Quindi il corpo è stato cosparso di benzina ed è stato appiccato il fuoco. L’accendino è stato ritrovato dagli inquirenti a poca distanza dall’auto. E da lì il Ris di Messina e il Racis dei carabinieri di Roma hanno estrapolato l’impronta digitale di Susanna Brescia.
OMICIDIO VINCENZO CORDÌ, LE TRACCE LASCIATA DA SUSANNA BRESCIA E I COMPLICI
Un altro aiuto lo ha fornito un fulmine che la sera dell’omicidio di Vincenzo Cordì ha illuminato l’autovettura di Giuseppe Menniti, amante di Susanna Brescia. Stava lasciando la sua abitazione per andare a prelevare con la tanica di benzina che serviva per dare a fuoco il “rivale”. Per non destare sospetti non aveva acceso i fari accendendo l’auto, ma quel bagliore del fulmine ha illuminato la targa della sua auto, ripresa dalla telecamera di un privato che abita nei pressi della casa dell’uomo arrestato. Da quell’immagine è stato ricostruito l’itinerario fatto quella sera, sino a individuarla vicino la radura dove è stato appunto commesso l’omicidio. Susanna Brescia aveva scelto quel giorno piovoso sperando che l’acqua cancellasse ogni traccia, ma invece sono rimaste e hanno permesso agli inquirenti di risalire a loro. Quel giorno imperversava un violento temporale: la donna di 43 anni forse aveva pensato che quella sarebbe stata la serata giusta per uccidere il convivente, che ha poi bruciato vivo.