La diretta Facebook tenuta quest’oggi dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha posto ancora una volta l’accento sulle discrepanze fra Nord e Sud, anche se in questo caso le prospettive, rispetto alle linee tradizionali del dibattito, si sono ribaltate. “La Fase 2 è molto più complicata perché abbiamo mille interessi in campo da governare senza fare demagogia e senza fare ammuina – ha dichiarato il presidente campano –. Abbiamo avuto un’inversione dei ruoli: l’ammuina la fanno al Nord e il rigore l’abbiamo al Sud, in particolare in Campania. Sembra incredibile ma è così”. De Luca ha quindi puntato il dito contro il Settentrione del Belpaese, evidenziando come, a suo giudizio, la regione da lui amministrata sia quella più penalizzata d’Italia: “Lo Stato dovrebbe vergognarsi rispetto a questo dato indegno di un Paese civile. Nessuna coalizione politica ha fatto niente, di Centrodestra o di Centrosinistra. C’è un blocco di interessi nordista che ha prevalso su ogni regola di civiltà e di correttezza”.



DE LUCA: “CAMPANIA PENALIZZATA”. PERCHÉ?

Vincenzo De Luca, nel suo intervento in diretta sui social network ha parlato della Campania come “la regione più penalizzata d’Italia” ed è logico domandarsi sulla base di quale dati abbia pronunciato tali parole. La spiegazione è stata fornita dal presidente stesso. “Riceviamo meno soldi di tutti nel riparto del fondo sanitario nazionale. Riceviamo pro capite ogni anno 45 euro in meno rispetto al Veneto, 40 euro in meno rispetto alla Lombardia, 60 euro in meno rispetto all’Emilia-Romagna, 30 euro in meno rispetto al Lazio. La Campania è depredata ogni anno di 350 milioni di euro e lo Stato italiano dovrebbe vergognarsi di questo”. Il governatore De Luca ha infine detto che si è aggiunta nel periodo della pandemia un’altra penalizzazione per la Campania, che ha ricevuto meno tamponi di tutte le regioni d’Italia. In particolare, alla Campania è stato trasferito un tampone ogni 50 abitanti, al Veneto uno ogni 15, al Piemonte uno ogni 19, alla Lombardia uno ogni 21, all’Emilia-Romagna uno ogni 22 e al Lazio uno ogni 25.

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