Confermata in appello la condanna a due anni di carcere ma con la sospensione condizionale della pena per Vincenzo Iaquinta: nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la sentenza che è stata emessa nell’aula bunker del carcere della Dozza, a Bologna. L’ex attaccante campione del Mondo a Germania 2006, oggi imprenditore, compariva fra i 118 imputati del processo “Aemilia” per le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. Ribadita comunque l’estraneità di Vincenzo Iaquinta all’associazione mafiosa che era imputata alla cosca Grande Arcuri, l’oggi 41enne ex tra le altre di Juventus e Udinese è stato condannato per reati di armi. Tredici anni di reclusione, con una riduzione di 6 anni di pena rispetto alla condanna del primo grado, per il padre di Vincenzo Iaquinta, Giuseppe. Come già accennato, il caso che riguarda la famiglia Iaquinta rientra all’interno del più grande processo mai celebrato sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta al Nord.
VINCENZO IAQUINTA, CONFERMATA CONDANNA A DUE ANNI
In base alle sentenze che sono state emesse ieri, possiamo dire che è stata confermata l’accusa di associazione mafiosa per la maggior parte degli imputati contro cui è stata formulata, ma sono in tanti ad aver usufruito di sconti di pena, dovuti anche all’unificazione dei riti ordinario e abbreviato, e proscioglimenti per assoluzione o per prescrizione dei reati contestati. Basti pensare che, nella sentenza di primo grado, complessivamente erano stati comminati oltre 1.200 anni di carcere. All’esito della sentenza d’Appello potrebbero ridursi fino a 700. Vincenzo Iaquinta, già al termine del processo di primo grado, aveva detto parole forti sulla vicenda: “Il nome ‘ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia – aveva infatti detto l’ex campione del mondo – Sto soffrendo come un cane per la mia famiglia e i miei bambini senza aver fatto niente”. In base alla sentenza, è confermata l’estraneità di Vincenzo Iaquinta all’associazione a delinquere, anche se resta la condanna per reati minori.