Vincenzo Mollica ha parlato con estrema ironia anche della sua malattia oggi a Domenica In. Il “la” glielo ha dato il ricordo di Andrea Camilleri, anche lui colpito dal glaucoma, la stessa malattia che sta rendendo cielo il giornalista e inviato del Tg1 da ieri in pensione ufficialmente. “Lui mi ha insegnato molto dell’arte del non vedere, avevamo la stessa malattia e quando ci incontravamo, una delle ultime volte mi diceva ‘Enzino vieni che ti voglio abbracciare’, e io gli dicevo, ‘se ci incontriamo!'”. La sua ironia rappresenta la cura ai tanti suoi mali: “La mia ironia mi salverà”, ha detto, “è la base fondamentale di tutto, bisogna sapersi prendere con umiltà e giusta distanza”, ha ammesso. Parlando del glaucoma, definito il ladro silente della vista, Vincenzo molto più saggiamente lo ha definito “un figlio di una mignott* che ci sta rubando la vista”. Parlando sempre di Camilleri ha commentato: “noi eravamo sincronizzati che per 24 ore avevamo luce piena e per 24 ore avevamo l’ombra, era una persona unica, un grande intellettuale, sapeva raccontare la vita”. Un battuta anche sul Parkinson: “il Parkinson è come una canzone di Celentano”, ha ironizzato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
DAL PARKINSON AL DIABETE
La malattia di Vincenzo Mollica è stata annunciata lo scorso anno a Che tempo che fa dallo stesso giornalista. Anche se in realtà il glaucoma che lo ha colpito agli occhi è apparso tempo prima ed ha deciso di parlare delle sue condizioni di salute solo quando la malattia aveva ormai ridotto del 95% la sua capacità di vedere. “Dall’occhio sinistro non ci ho mai visto”, ha svelato, “a causa di un’uveite che mi colpì da piccolo, seguita da un’iridociclite plastica. I miei genitori mi portarono da un oculista in Calabria. Avrò avuto 7-8 anni. Origliai la sentenza da dietro la porta: ‘Diventerà cieco’. Da quel momento adottai una tecnica: imparare a memoria tutto quello che mi circondava, in modo da ricordarmene quando sarebbero calate le tenebre. Come mi ha detto Andrea Bocelli, abbiamo avuto la vista lunga”.
I fan però avevano già avuto modo di notare molto di più: in occasione della sua partecipazione al Festival di Sanremo dell’anno scorso, il giornalista non era riuscito a celare un forte tremolio alle mani. “Quello è il morbo di Parkinson”, ha chiarito, “non mi faccio mancare nulla. Ho pure il diabete. Sono un abile orchestratore di medicinali”. Fin da bambino, Mollica ha dovuto quindi combattere con la paura che un giorno ci sarebbe stato solo il buio. “Ho sperato che quel giorno non sarebbe arrivato mai”, ha detto a Vanity Fair, “poi la comparsa del glaucoma ha accelerato tutto e mi ha lasciato un briciolo di vista, un piccolo fuoco, che cerco con tenacia di tenere acceso finchè posso”. L’affievolimento della vista però sembra aver regalato al giornalista un altro dono, ovvero la capacità di percepire meglio le persone che ha di fronte e il loro carattere. “Ho scoperto che la voce dice moltissimo di chi sei”, ha sottolineato, “e anche un film si può guardare con le orecchie”.
VINCENZO MOLLICA E LA MALATTIA: “NON MI ABBATTE NULLA”
La malattia non ha condizionato troppo la vita di Vincenzo Mollica nè la sua carriera. Oltre al glaucoma agli occhi, che lo ha portato a diventare ipovedente, il giornalista soffre da sette anni anche di Parkinson. “Mi fa sentire come certe canzoni degli anni Sessanta di Celentano”, ha detto a Vanity Fair, “quelle con due ritmi: uno slow e l’altro rock. Nemmeno il Parkinson mi ha abbattuto: ogni mattino mi sveglio e penso di essere una persona fortunata perché ci sono ancora le albe e i tramonti. E perché ho ancora voglia che succedano belle cose”. Oggi, 1 marzo 2020, Vincenzo Mollica sarà ospite di Domenica In per dare il suo addio ufficiale alla Rai. Il pensionamento è scattato ieri e i fan sperano che il giornalista possa ancora continuare a collaborare con i tanti amici che si è creato nel corso della sua vincente carriera. “Con quel po’ di vista che mi è rimasta, cioè niente, vi posso dire con grande franchezza che me la cavo discretamente e mi tolgo dalle scatole perchè vado in pensione”, ha detto di recente in conferenza stampa al Festival di Sanremo. “Ho due compagni di viaggio”, ha aggiunto, “Mister Glaucoma, che è un figlio di mig**tta, e uno è Mister Parkinson, che mi rende come uan canzone di Celentano anni Sessanta. Ma me la cavo”.