Vincenzo Mollica è stato intervistato dai colleghi del “Corriere della Sera”, parlando della sua carriera, dei suoi sogni e anche della morte. Il giornalista ha esordito dicendo che la sua prima intervista fu al Dalai Lama: “Mi mandarono al Grand Hotel per questa conferenza stampa in cui lui fece i suoi discorsi pacifisti, ma io ottenni anche l’intervista. Quando tornai tutto contento da Ottavio Di Lorenzo, lui mi spense: ‘Bene, fai un minutino per la notte'”.
Una strada mai in discesa – almeno agli inizi – per Mollica, che oggi sogna di intervistare l’artista Bansky “per chiedergli come fa a dipingere desiderando contemporaneamente sparire”. Tra i suoi desideri, anche Betty Boop, tanto che lui è il fondatore del Boopismo, “un movimento avanguardista inesistente del ‘900, nato con la sua musa ispiratrice, Betty Boop, che si intrufolava nei quadri di de Chirico, Hopper, Magritte, Picasso e tanti altri, rivisitati da me”. A livello di emozioni, queste si sono manifestate al primo incontro con Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Celentano, ma “c’è una persona che non ho intervistato e che però ho conosciuto ed è Mina: quello è stato un momento davvero emozionante, perché l’ammiro per la cultura, la generosità, la curiosità”.
VINCENZO MOLLICA: “LA MORTE CREDO CHE…”
Parlando di Federico Fellini, Vincenzo Mollica l’ha definito “compagno di scuola”, a sottolineare il rapporto di grande complicità che c’era con lui. Il Festival di Sanremo più bello in realtà non esiste, perché ogni edizione è come un libro nuovo che si apre, ma forse quello in cui Vasco Rossi cantò “Vita spericolata” è stato il più bello: “Lo aspettavano per le prove e arrivò con abbondante ritardo”. Sapere che Carrà, Battiato e Proietti non ci sono più provoca a Mollica un grande dolore: “L’ultima volta che ho intervistato Battiato gli parlai della vista che mi abbandonava e lui mi sfiorò con un dito l’occhio che funzionicchiava, dicendo di affrontare tutto con semplicità”.
Alla morte “ci penso, non con ribalderia, ma come a un evento che deve essere naturale e che mi sorprenderà. In Paradiso vorrei intervistare Stanlio e Ollio, i due poeti della comicità. E Charlot, il patriarca del cinema: lui ne ha gettato le fondamenta, poi Fellini ha insegnato al mondo che nulla si sa, tutto si immagina”.