Vincenzo Muccioli è il fondatore di San Patrignano, la comunità di recupero per tossicodipendenti nata nel 1978 tra le colline di Coriano, in provincia di Rimini, e attiva da quasi mezzo secolo nella lotta alla droga e all’emarginazione sociale che ne deriva. Nel corso della sua esistenza, il centro, diventato il più grande d’Europa, ha ospitato oltre 26mila persone, ragazzi e ragazze con problemi di dipendenza che sono stati inseriti in percorsi personalizzati di disintossicazione, studio e formazione professionale con l’obiettivo di un reinserimento nella società.



E’ nato a Rimini il 6 gennaio 1934 ed è morto il 19 settembre 1995. Nel 1962 il matrimonio con Maria Antonietta Cappelli, moglie con la quale ha avuto due figli. Nel 1978, poco prima della fondazione della comunità di San Patrignano nei suoi terreni sulle colline riminesi, nella sua casa di campagnasarebbe stata ospitata la prima persona tossicodipendente, una giovane trentina figlia di amici di famiglia. Dopo di lei, molti altri ragazzi bisognosi d’aiuto e con storie di dipendenza dalle droghe avrebbero fatto il loro ingresso per iniziare un percorso di recupero gratuito. La fase embrionale di San Patrignano avrebbe portato ben presto a una veloce evoluzione portando la comunità a diventare la più grande d’Europa con migliaia di persone assistite nel loro cammino di rinascita.



Chi è Vincenzo Muccioli “padre” di San Patrignano: il modello della famiglia come motore del recupero e i processi

Il modello attorno a cui si è sviluppato l’operato della comunità di San Patrignano è quello della famiglia, centrato sulle relazioni interpersonali e sulla condivisione di esperienze e progetti di formazione e reinserimento sociale.

Dal 1978 ad oggi, San Patrignano ha accolto oltre 26mila persone con problemi di tossicodipendenza, ospitando anche madri con i loro bambini. Durante la sua vita, Vincenzo Muccioli ha affrontato due processi, il primo dei quali, noto come “processo delle catene, lo vide accusato di sequestro di persona e maltrattamenti per aver incatenato dei giovani ospiti nella comunità. Sotto accusa il “metodo Muccioli”, ritenuto coercitivo. Da quella vicenda giudiziaria, Muccioli uscì definitivamente assolto. Nel 1994 il secondo e ultimo processo che avrebbe portato a una condanna a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento e a alla assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per l’assassinio di Roberto Maranzano avvenuto a San Patrignano.



San Patrignano, la visione di Vincenzo Muccioli nella lotta alla tossicodipendenza

Andrea e Giacomo, i due figli di Vincenzo Muccioli, hanno preso il posto del padre ai vertici della comunità dopo la sua morte. In uno dei suoi interventi sull’attività della comunità, Vincenzo Muccioli spiegò il suo punto di vista sulla lotta alle droghe e all’emarginazione dei giovani precipitati nel limbo della droga.

Il problema della tossodipendenza ha varie articolazioni e la lotta bisogna portarla avanti su tutti i fronti, altrimenti non serve. Dobbiamo muoverci per difendere l’uomo, la vita, la dignità. La comunità è una delle tante risposte, non ce n’è solo una. Se qualcuno, pretenziosamente vuol porgere una risposta come ‘la risposta’ al problema, è un pazzo o uno afflitto dal problema della tossicodipendenza nella forma più preoccupante: la droga del proprio ‘Io’“.