Vincenzo Nemolato tra i protagonisti di “Carosello Carosone“, il film tv dedicato al cantautore napoletano in occasione del centenario di nascita e trasmesso in esclusiva giovedì 18 marzo 2021 in prima serata su Rai1. Un film corale che racconta la straordinaria vita del cantautore, pianista, direttore d’orchestra e compositore conosciuto nel mondo per canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana come “Torero”, “Maruzzella” e tante altre. Nel film tv l’attore presta il volto al personaggio di Gegè Di Giacomo,  il batterista-fantasista sempre al fianco di Carosone.



Intervistato da Coomingsoon.it, l’attore sul ruolo di Gegè Di Giacomo racconta: “Renato Carosone lo considera il principe dei pupi dopo Totò, interpreta benissimo lo spirito napoletano dello scugnizzo che pur senza batteria si inventa un modo. Porta tutta quella tradizione in scena e riescono ad innovare perchè dietano il ponte tra teatro, musica e cabaret. I loro pezzi sono dei veri spettacoli dal vivo dove Gegè è protagonista. Carosone da grande leader e persona generosa capisce che cedere una parte dell’attenzione, della scena e del palco faceva elevare il livello della performance. E’ un cabarettista, un musicista a tutto tondo”.



Vincenzo Nemolato: “Marco D’Amore? il maestro più giovane che ho avuto”

Vincenzo Nemolato approda in tv con “Carosello Carosone” dopo aver recitato in “Gomorra” e “Paradise”. Intervistato da dayitalianews.com si è soffermato sul rapporto con gli altri colleghi di Gomorra: “tutti noi che abbiamo partecipato alla serie siamo amici prima che colleghi, a Marco D’Amore dico spesso “sei il maestro più giovane che ho avuto’’, con Salvatore Esposito ho fatto anche un altro film. Tra tutti noi c’è una grande stima reciproca”. Prima di lavorare in fiction di successo l’attore si è formato in teatro; anni importanti che ha raccontato così: “dal teatro mi sono portato quel lavoro di compagnia che in maniera ossessiva sto cercando di trovare anche al cinema. L’ho ritrovato con Davide Del Degan che mi ha coinvolto in un processo creativo come artista e non solo come scritturato e ingaggiato. Ad esempio, alcune improvvisazioni realizzate in fase di prova da me e dai miei colleghi sono entrate nel film. Con Davide ho ritrovato quel tipo di mentalità che c’era con Emanuele Valenti che è stato uno dei miei primi maestri. Se non avessi fatto undici anni di teatro avrei approcciato a Paradise in una misura troppo corretta, troppo pulita per la distanza con il personaggio”.

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