Ergastolo confermato anche in Appello per Ciro Guarente, l’ex cuoco che uccise e fece a pezzi Vincenzo Ruggiero, il giovane attivista gay di Aversa, in provincia di Caserta. In secondo grado, dunque, i giudici hanno ritenuto di non dover riconoscere alcuna attenuante a Guarente, reo confesso, il quale aveva chiesto ed ottenuto di leggere alcune dichiarazioni spontanee prima della lettura del dispositivo. Stando a quanto riferito da Fanpage.it nell’edizione napoletana, Guarente cercò di fare a pezzi il corpo senza vita di Vincenzo dopo averlo ucciso a colpi di pistola nel tentativo di liberarsene. Ad oggi non ha mai rivelato dove ha nascosto la testa dell’attivista gay. Nella sua lettera, rivolgendosi alla famiglia della vittima ha voluto porgere le sue scuse dicendosi distrutto e pentito per il gesto commesso. Dopo la sentenza di condanna con la quale sé stato confermato il fine pena mai, la mamma di Vincenzo, Maria Esposito, ha commentato: “Un minimo di soddisfazione c’è, chi fa del male paga, la giustizia almeno in questo caso ha funzionato molto bene. Vincenzo credo sarebbe stato abbastanza soddisfatto di quello che fa la sua mamma e se ho la forza è perché è lui a darmela”.



VINCENZO RUGGIERO, ATTIVISTA GAY UCCISO: ERGASTOLO A GUARENTE

Era l’estate del 2017 quando di Vincenzo Ruggiero, 25enne di Aversa, si persero misteriosamente le tracce. Presero così il via le indagini che giunsero ad una svolta grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, le quali rivelarono la verità choc sul destino del giovane attivista gay. In alcuni video compariva chiaramente Ciro Guarente, conoscente del 25enne, mentre tentava di disfarsi dei resti del giovane Vincenzo. Fu proprio Guarente poi a confessare l’omicidio di Ruggiero motivato dalla folle gelosia nei confronti della giovane transessuale Heven, amica della vittima. Guarente nascose i resti di Vincenzo in una botola, dove poi furono ritrovati e dove l’assassino reo confesso aveva posto a “scolare” il corpo del ragazzo. Durante il processo emerse una memoria dell’imputato resa nota attraverso l’avvocato Dario Cuomo, in cui sosteneva di essere stato vittima di abusi da parte di un prete – assolto poi in un processi ecclesiastico che lo vedeva imputato per i presunti abusi ai danni di un’altra vittima – ma che dal racconto di Guarente a titolo di attenuante non emerse alcun riscontro.

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