Tra l’elezione del presidente della Repubblica e il futuro del Movimento 5 Stelle, Vincenzo Spadafora a tutto tondo ai microfoni del Corriere della Sera. A proposito della corsa al Quirinale, l’ex ministro dello Sport ha spiegato che l’ipotesi di un capo dello Stato donna sarebbe una bella novità e non mancano le personalità che per esperienza, cultura politica ed istituzionale «sarebbero perfette per un ruolo così delicato e importante».



L’appello di Conte per una donna al Colle ha suscitato malumori nel Movimento 5 Stelle, ma Vincenzo Spadafora ha spiegato che il capo politico ha intenzione di riunire i gruppi a gennaio per studiare le strategie migliori: «Respingo con forza l’idea che o si elegge Draghi o non c’è un’alternativa. In politica c’è sempre un’alternativa, ed è la politica stessa a doverla generare». L’unico veto è su Silvio Berlusconi: «Credo che Conte sia stato costretto a prendere una posizione netta dopo i suoi inaspettati giudizi positivi sull’operato di Berlusconi, che avevano scosso non solo il gruppo parlamentare ma soprattutto i nostri elettori».



VINCENZO SPADAFORA: “M5S RISCHIA DI FINIRE SOTTO IL 10%”

Vincenzo Spadafora si è detto disorientato dalle scelte di Giuseppe Conte da leader del Movimento 5 Stelle. Ma non solo. L’auspicio che è il leader riesca a tenere uniti i gruppi parlamentari, da coinvolgere in un ragionamento politico condiviso e non a cose fatte: «Sono certo che il nostro gruppo parlamentare, ad esempio, ribadirà con nettezza l’importanza che Draghi resti presidente del Consiglio. Anche perché, come prima forza politica parlamentare, dobbiamo giocare un ruolo da protagonisti e non subire scelte altrui». Vincenzo Spadafora ha poi analizzato il calo di gradimento nei sondaggi politici, considerando anche il nuovo corso targato Conte: «Molto, rischiamo di scendere sotto il 10% se non torniamo ad una azione politica incisiva. Penso che le sue prime scelte, come accedere al finanziamento pubblico, riabilitare la figura di Berlusconi, astenerci al Senato su Renzi e Cesaro, rimettere in discussione i due importanti referendum su eutanasia e cannabis, abbiano disorientato non poco il nostro elettorato».

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