Sono tornati gli autoriduttori? Chi ha una certa età ed era ragazzo negli anni 70 sa a chi ci stiamo riferendo. Allora gruppi organizzati dell’estrema sinistra avevano dichiarato guerra “all’industria” della musica, che doveva, in linea con i loro principi ideologici, essere gratuita per tutti. Per questo tutto il decennio fu segnato da episodi di irruzione violenta a molti concerti da parte di chi riteneva pagare un abuso capitalista. Naturalmente non tenevano in conto, o se ne fregavano, del fatto che fare musica ha dei costi: l’artista deve essere pagato perché il suo è un lavoro e non beneficenza, lo stesso per l’organizzatore che deve quantomeno andare in pari, insomma non perderci, ma anche giustamente guadagnarci. Il risultato fu che per quasi tutti gli anni 70 i grandi artisti internazionali, che ovviamente avevano dei costi ancora più alti, smisero di esibirsi in Italia, dopo che, ad esempio, bombe molotov furono lanciate sui palchi dove si esibivano Lou Reed e Carlos Santana. Fu un periodo tristissimo di black out, l’Italia tagliata fuori dal mondo del rock, che si risolse solo nel 1979 quando Patti Smith coraggiosamente accettò di esibirsi nel nostro paese.
CONCERTO CAPOSSELA E LA MUSICA GRATIS
L’altra sera è successo un episodio che nessuno si sarebbe aspettato: sono riapparsi gli autoriduttori, giovani appartenenti a collettivi autonomi che a Pisa hanno fatto irruzione violenta a un concerto di Vinicio Capossela pretendendo di non pagare il biglietto considerato troppo caro. Ci sono riusciti, travolgendo le forze dell’ordine. Come riferisce l’ANSA, un centinaio di ragazzi “sono arrivati all’improvviso e hanno rimosso le transenne che delimitano l’area della platea raggiungendo il palcoscenico e interrompendo la musica. Tre studenti, appartenenti ai collettivi universitari riconducibili all’area antagonista, sono poi saluti sul palco per un conciliabolo con il cantautore che ha successivamente offerto loro il microfono per alcuni minuti”. Il concerto si è poi concluso regolarmente. In effetti oggi i biglietti dei concerti costano carissimi, da un minimo di 30, 50 euro fino a cifre pazzesche superiori anche ai 200 euro. Eppure nessuno si lamenta e i concerti, in un’epoca storica in cui i dischi non si vendono più, sono l’unico elemento della filiera musicale che funziona, con tutti esauriti ovunque e con chiunque, nonostante le cifre francamente esagerate. L’episodio di Pisa sembra dunque essere un caso isolato, manipolato probabilmente da gruppi politicamente impegnati, a meno che nel prossimo futuro non si assista a episodi analoghi.