Vinicio Capossela e il rapporto con “Bella Ciao”

Bella Ciao” è entrata nella storia come un brano che vuole essere un inno per i partigiani, come dimostrano alcune parti del suo testo, quali “Una mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor“. L’idea dell’autore era quella di rievocare la libertà, la lotta contro le dittature e l’opposizione agli esptremisti. In tanti che ricordano quel periodo così cruciale della storia del nostro Paese non possono che identificarsi, come è accaduto a Vinicio Capossela, che ha accettato di prendere parte al documentario sul tema realizzato dalla regista Giulia Giapponese.



L’obiettivo dell’opera è quello di fare capire a tutti quanto, nonostante il passare del tempo, la canzone possa essere considerata ancora attuale. E in un’epoca come quella che stiamo vivendo non può che essere ancora più vero.

Vinicio Capossela e l’attualità di “Bella Ciao”: una canzone simbolo

Il docu-film cerca quindi di fare capire al telespettatori quali siano state le origini di “Bella Ciao” e di quanto possa essere amata anche oggi, in modo particolare da chi ha avuto modo di ascoltare i racconti di chi ha lottato per il nostro Paese.



Vinicio Capossela ha così approfittato di questa occasione per dare la sua testimonianza: “E’ una canzone che scatta come un salvavita, ogni qual volta che lottiamo contro la privazione di un diritto“. Non è un caso che il brano sia stato tradotto in più di 40 Paesi, pur mantenendo il suo intento di protesta originale. “L’idea alla base del film nasce dalla necessità di ristabilire il percorso biografico di ‘Bella Ciao’ alla luce del suo essere diventata canzone internazionale. Una necessità che diventa più urgente in questo momento storico di passaggio, dove la memoria della Seconda Guerra Mondiale, raccontata dalla viva voce di chi ha vissuto l’occupazione nazifascista, lascia il posto alla storia, intesa come racconto del passato attraverso le fonti documentali”.