L’89% degli italiani beve vino, oggi più o meno come nel 2019, pre-pandemia. Ma in questa nuova percentuale sono aumentati i nuovi maggiorenni, che però adottano consumi “moderati e consapevoli”. Lo ha rivelato la recente indagine “Gli italiani e il vino” firmata dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor. Rispetto al 2019, i consumatori appartenenti alla generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010, figli della generazione X (datati 1965-1980) e dei millennials (nati tra il 1985 e il 2005) sono aumentati sul piano numerico (dall’84% al 90%), ma non sulle quantità; invariata l’incidenza dei consumatori della generazione X, in ribasso la quota dei baby boomers (over 57 anni).



Il lavoro di Nomisma conferma l’importanza, dopo due anni di stop forzato causa Covid, del ritorno da oggi a mercoledì, a Veronafiere (alberghi e b&b del centro scaligero già in sold out), del Vinitaly numero 54: 4400 aziende presenti da 19 nazioni e 700 buyer da 50 Paesi, con prevedibili assenze di operatori dagli Stati dell’Est e invece forti delegazioni nordamericane. “Dopo due anni di assenza – sostiene Maurizio Danese, presidente di Veronafiere -, Vinitaly ritorna alla sua collocazione originale, con un quadro espositivo che lo riporta idealmente alle edizioni pre-pandemia. Un risultato non scontato che, nel confermare la centralità della manifestazione, premia il piano di sviluppo di Vinitaly iniziato già nel 2018 e perfezionato proprio in questi ultimi due anni. Potenziamento del business in fiera, selezione degli operatori e incremento della quota estera sono le direttrici di lavoro che impegneranno ulteriormente la fiera di Verona anche nel medio termine, ovviamente al netto di contesti emergenziali”.



Tra le tante novità di questa edizione di restart c’è anche “Vinitaly and the City”, un fuori salone che porterà nel centro di Verona installazioni, scenografie tematiche e performance, ovviamente tutte sul tema vino. In Fiera, tra le start-up nei 17 padiglioni, c’è il “quarto colore del vino”, l’Orange wine, termine anglofono per un antico stile di produzione dei bianchi, con lungo contatto delle bucce dell’uva prima con il mosto, poi con il vino o quasi vino, per sapori e colori inediti. C’è poi la sezione “MicroMegaWines – Micro Size, Mega Quality”, produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità; e ancora l’Organic Hall e molte altre occasioni speciali. 



Per quanto riguarda gli eventi, sono circa 30 i convegni in programma e 76 le super degustazioni. In apertura, oggi, “Iconic Women in Italian Wine”, il tasting più inclusivo dell’anno guidato da un’inedita coppia di giornaliste e critiche della stampa internazionale: Monica Larner e Alison Napjus, rispettivamente di Wine Advocate e Wine Spectator, per la prima volta insieme per raccontare la storia di 6 cantine italiane al femminile. “Rossi autoctoni italiani, la forza della leggerezza. Un’opportunità contemporanea per un rinnovato successo sui mercati internazionali” è invece il tema del primo Master of Wine italiano, Gabriele Gorelli (11 aprile) che condurrà in tandem con la spagnola Almudena Alberca. 

Il cambio generazionale è invece il focus del grand tasting “Di padre in figlio: il futuro del vino italiano”, la degustazione di Riccardo Cotarella e Luciano Ferraro che porta nei calici la storia di alcune tra le aziende più rappresentative del Bel Paese in cui è in corso il passaggio del testimone e di “Young to Young”, le tre sessioni di degustazione organizzate da Paolo Massobrio e Marco Gatti.

Un vero giro d’orizzonte per la produzione vitivinicola. Ma il Vinitaly guarda anche al futuro, sulla scorta di un suo speciale “piano industriale” che prevede crescita internazionale e perfezionamento qualitativo dei buyer, ulteriore riduzione selettiva di wine lover in fiera, maggior diffusione degli strumenti online in favore del b2b, miglior adeguamento dei servizi logistici della città che resta – a detta degli espositori – valore aggiunto imprescindibile per la manifestazione. Una progettualità in parte già attuata da questa edizione, basata sul lavoro svolto dal management nei due anni di sosta. 

“Lo stop forzato ci ha permesso di inquadrare nel migliore dei modi lo scenario evolutivo di Vinitaly – ha detto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani -. Lo abbiamo voluto fare anche attraverso la condivisione e l’ascolto dei nostri partner storici: le aziende, i consorzi e le organizzazioni del settore. Il risultato, dopo il test della Special edition di ottobre scorso, è un giro di boa che completeremo in un biennio, con un Vinitaly fortemente rafforzato nelle aree a maggior tasso di sviluppo potenziale”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI